Cosa accomuna un “data visualization maker” e un HR specializzato in welfare aziendale?
L’amicizia. Certo.
La passione per la stessa squadra di calcio. Certo.
Ma cosa spinge una mente umanista ed una scientifica ad imbarcarsi in un progetto come Fútbolismo?
La passione.
L’amore sfrenato per il pallone e le implicazioni che questo curioso oggetto ha avuto, ha e continuerà ad avere nella nostra società.

Quando, dopo aver condiviso per tre anni la stessa casa milanese, i due fraterni amici Carlo e Francesco si dividono, perché il lavoro e la vita li portano su strade diverse, il primo a Londra il secondo ancora a Milano, si lasciano con una promessa: presto o tardi riusciranno a lavorare assieme ad un progetto.
A distanza di anni Francesco stava cercando il coraggio di scrivere di calcio, ma la mancanza di tempo e la pigrizia la stavano avendo vinta, finché un afoso giorno d’Agosto, non riceve una chiamata. All’altro capo del telefono Carlo: “Perché non facciamo qualcosa d’interessante parlando di quello che ci piace di più? Perché non proviamo a dare la nostra versione del calcio?”.
Ecco la scintilla.
Ecco Fútbolismo.
Nasce da lontano Fútbolismo. O forse, in realtà c’è sempre stato, ed è uscito fuori con prepotenza quando il destino ha fatto incrociare i loro cammini, dopo interminabili partite con commento in rumeno, cinese, russo.

L’intento, forse un po’ pretenzioso, che si cela dietro l’idea di Fútbolismo, è quello di tornare a pensare al calcio come ad un gioco. Con leggerezza e divertimento. Attraverso la poesia di un gesto. Attraverso tante figurine coinvolgere, far sorridere, restituire un frammento interessantissimo di società. Una “figurina parlante” Fútbolismo che scava dietro la visione, per forza di cose piatta, della superficie fotografica dei nostri beneamati album. Andare dietro e creare volume, spessore di umanità, fatta di sorriso e una nota amara di ciò che proviene dalla sofferenza. Una sensazione di raffinato umorismo a suggello della qualità della “figurina parlante”.

Ognuno, con le proprie peculiarità, a servizio di Fútbolismo.
La passione di Carlo per la visualizzazione dei dati: il piacere di rendere dei freddi numeri, dei dati, il più possibile fruibili, anche attraverso il gusto per la ricerca estetica con cui proprio numeri e dati verranno presentati, sono alla base dei grafici che arricchiscono Fútbolismo.
La passione di Francesco per le scienze umane, la lettura e la ricerca, che sono alla base delle vite dei protagonisti che di volta in volta verranno presentati, con uno sguardo tra il serio e il faceto, sempre rispettando la verità storica.
Il loro amore comune per il calcio e la condivisione.

Molti degli uomini di cui scrivono in Fútbolismo non saranno certo dei fulgidi esempi di moralità, ma, erano e sono degli uomini che hanno fatto delle scelte, che hanno preso delle posizioni, giuste o sbagliate questo non spetta a noi deciderlo, e si sono assunti le responsabilità che quelle scelte hanno comportato.
Spesso ne hanno pagato le conseguenze.
Anche a caro prezzo. Ma con consapevolezza.
Di molti altri hanno deciso di scrivere per vera simpatia.
Di tutti perché a loro piace il gioco del calcio.
C’è chi sarà ricordato per essere entrato in campo ad una manciata di secondi dalla fine di una partita, chi per un rigore calciato in curva, chi per un solo goal, per Carlo e Francesco tanto basta.

Non avevano, non hanno e non avranno certo la presunzione Carlo e Francesco di piacere a tutti, però una cosa continuano a sperarla sinceramente: che almeno qualcuno riesca, attraverso il loro impegno, a sentire il gioco per quello che è nella sua essenza più profonda, e a collocarlo all’interno del suo contesto storico-socio-politico-culturale.
Il gioco del calcio e la società non dovrebbero mai essere scissi: un microcosmo nel macrocosmo. Il gioco è diverso in ogni angolo del mondo perché diverse sono le culture, a dispetto di regole codificate e della globalizzazione. Anche attraverso la comprensione delle sue diverse sfumature è possibile incominciare a limare quella visione etnocentrista, quella tendenza per cui si giudicano e si interpretano le culture altre in base ai criteri della nostra cultura proiettando su di esse il nostro concetto di evoluzione, di progresso, di sviluppo e di benessere, insomma basandoci su una visione critica unilaterale.
Il gioco è un mezzo di integrazione e deve tornare ad esserlo.
Come ci hanno insegnato Sócrates o Caszély o Mekhloufi attraverso il calcio si possono combattere battaglie democratiche, si possono sensibilizzare le masse, perché un giocatore di calcio è in definitiva un uomo, per molti versi un privilegiato, e proprio questa sua condizione di privilegio lo investe di una più grande responsabilità.

Ecco a voi Fútbolismo.

Fotgrafie
  1. da "Mario - via della Posta, Milano" di Francesco Mistrulli - passion (Elliott Erwitt #1). Tutti i diritti riservati.