Lanús dista una dozzina di chilometri da Buenos Aires e calcisticamente è nota per la sua squadra di calcio, il Club Atlético Lanús, militante oggi in Primera division. Un amante del calcio quando legge "Lanús" pensa ad una sola cosa: Diego Armando Maradona. Lì venne al Mondo, il 30 ottobre 1960, il quintogenito di Diego "Chitorro" e Dalma Franco detta "dona Tota", noto come il "pibe de oro" (e altre decine di soprannomi).
Su Diego Armando Maradona si potrebbe scrivere l'ennesimo libro, rivedere il solito documentario, l'innumerevole filmato su YouTube dove sono evidenziate le sue "Skills & Abilities", per non parlare del fatto che su di lui si è detto (ed ammirato) tutto ed il contrario di tutto. Meno che una cosa: nella sua famiglia, in quanti hanno giocato a calcio?
"Chitorro" e dona Tota hanno avuto otto figli, tre maschi e cinque femmine. I tre maschi hanno giocato a calcio: Diego Armando, Raul Alfredo e Hugo Hernan.
Sul web c'è un'immagine che ritrae Diego e Hugo abbracciati prima di una partita. Tanti si chiederanno: "Quando si sono affrontati?". Il "pibe de oro" ha affrontato Hugo il 20 settembre 1987 al "San Paolo" nel match Napoli-Ascoli, valevole per la seconda giornata del campionato di Serie A.
Eh sì, Hugo Maradona ha solcato i campi del nostro massimo campionato. Trentaquattro anni fa, ma li ha solcati.
Arrivato nelle Marche dall'Argentinos Juniors, la prima squadra che fu anche di Diego Armando, Hugo Maradona giocò in Serie A con la maglia dell'Ascoli una sola stagione (la 1987/1988), quella che vide il Napoli per la prima volta nella sua storia giocare con il tricolore sul petto.
Quell'estate l'Ascoli del "presidentissimo" Costantino Rozzi aveva acquistato il poderoso attaccante brasiliano Walter Casagrande. In base alla regola della Federcalcio in vigore da sei stagioni, una squadra italiana poteva tesserare al massimo due giocatori stranieri. Il Napoli contava già Maradona ed il brasiliano Antonio Careca, mentre l'Ascoli aveva tesserato solo l'ex bomber di Porto e Corinthians. La stagione successiva sarebbe stato possibile l'acquisto di un terzo straniero da parte di ogni squadra.
Da quando è stato riaperto il calciomercato ai giocatori stranieri (stagione 1980/1981), l'Ascoli aveva tesserato sei stranieri: "bucando" la prima stagione, in successione erano arrivati François Zahoui, Juary, Aleksandar Trifunović, Patricio Hernández, Dirceu, Liam Brady e ora Casagrande.
Fu il "pibe de oro" a spingere il Napoli a prendere il fratello, ma visto che non c'era spazio (tecnico) per lui, questo fu dirottato nel club della città di Sant'Emidio. Il 18enne Hugo passò in prestito all'Ascolti di Ilario Castagner.
Quando Hugo Maradona arrivò ad Ascoli, il fratello Diego Armando era già una celebrità: campione del Mondo con l'Argentina a Messico '86, la stagione precedente aveva trascinato il Napoli alla vittoria del suo primo storico scudetto e della Coppa Italia e, a livello personale, aveva vinto, tra i tanti premi, tre volte il titolo di miglior giocatore sudamericano. L'Italia calcistica era ai suoi piedi.
Hugo Maradona si era fatto notare due anni prima durante il Mondiale Under 16 in Cina, facendo vedere cose importanti. Fisicamente e fisionomicamente era molto simile fratello maggiore, ma in campo era tutt'altro. Anche perché era impossibile essere al livello di quello che allora era considerato come il più forte calciatore di tutti. Aveva anche un soprannome Hugo, "el Turco", per via del suo aspetto ed in un'intervista quando era bambino, lo stesso Hugo aveva definito il fratello maggiore (di cui aveva nove anni in meno) "un marziano".
Hugo Maradona debuttò con la maglia bianconera dell'Ascoli il 13 settembre 1987 e già alla seconda giornata ci fu il "derby dei Maradona": Diego Armando titolare e capitano, Hugo in campo solo l'ultima mezzora di partita. Prima del calcio d'inizio fu scattata la celebre fotografia che li ritrae insieme.
Quale è stato l'impatto di Hugo Maradona con il nostro calcio?
Giocò tredici partite su trenta (di cui solo tre da titolare), non segnò ed uscì subito dai radar di Castagner. Motivo? Era bravo tecnicamente, ma per l'Ascoli era un giocatore inutile: non tornava mai indietro, voleva avere sempre la palla, non aveva spirito di sacrificio, una cosa essenziale per una squadra che deve lottare solo ed esclusivamente per la salvezza. Il suo approccio fu deludente e fu subito bollato come "il fratello scarso di" che prese il posto dell'iniziale "fratello raccomandato di". Ma gli fu affibbiato anche il soprannome peggiore per un calciatore: "bidone".
Eppure Diego Armando, da buon fratello maggiore, durante quell'unica stagione che il calcio italiano ebbe due "Maradona" in Serie A, non fece mai mancare l'apporto morale e psicologico a Hugo. Si disse che spesso prendeva la macchina e partiva alla volta delle Marche per parlargli e consolarlo perché Hugo, 18 anni e alla prima esperienza calcistica fuori dall'Argentina, era abbastanza demoralizzato visto che Castagner lo escludeva sistematicamente dall'"undici" titolare.
A fine stagione il "picchio" si classificò dodicesimo in classifica, si salvò ancora e la stagione successiva avrebbe giocato il suo dodicesimo campionato in massima serie. Diego Armando Maradona quella stagione segnò quindici reti, vinse la classifica marcatori ed il Napoli chiuse al secondo posto in classifica dietro al Milan ed in Coppa dei Campioni uscì subito per mano del forte (e più esperto) Real Madrid. Hugo Maradona invece prese armi e bagagli e andò a Madrid per vestire i colori del Rayo Vallecano, la terza squadra della capitale. Rimase diciotto mesi a Madrid per poi andare a giocare in Austria sei mesi nel Rapid Vienna.
In tre stagioni in Europa, Hugo Maradona segnò tre reti in una cinquantina di partite. Non erano campionati per lui, ma soprattutto non era pronto per giocare in campionati tosti come quelli del Vecchio Continente. Purtroppo si era confermato quello che era considerato in Italia: un "bidone".
Tornato in Argentina, prese un aereo e andò in Venezuela dove rimase una stagione per poi andare a giocare nella J-League giapponese.
Rimase nel Paese del Sol levante sei stagioni, giocando tanto e segnando altrettanto, dimostrandosi all'altezza della situazione. Va da sé che allora il massimo campionato giapponese era in espansione e per attirare investimenti tante squadre tesseravano giocatori famosi quasi in procinto di ritirarsi per aumentarne l'appeal. E laggiù Hugo Maradona non fu un "bidone" come in Europa.
Cosa non funzionò nella stagione ascolana del giovane Hugo? Sicuramente le tante pressioni, le critiche, i pochi pareri lusinghieri perché nessuno sapeva chi fosse (i social network ed internet erano ancora in divenire) e si pensava potesse essere il solito "raccomandato" del calcio. Cosi "raccomandato" da giocare solo 13 partite, non segnare una rete, non essere importante in nessuna occasione cui è stato schierato e partire per l'estero già la stagione successiva.
Dopo il ritiro, Hugo Maradona si diede all'insegnamento del calcio ai ragazzini, iniziando in Florida per poi approdare a Porto Rico e poi regione italiana dove un Maradona non può che sentirsi a casa, la Campania.
Se Diego Armando Maradona tra il 1995 ed il 2020 ha allenato il Textil Mandiy ed il Racing Avellaneda, si è poi seduto sulla panchina della Seleccion tra il 2008 ed il 2010 (compreso il Mondiale sudafricano) e poi, con alterne fortune, negli Emirati arabi, in Messico ed il Gimnasia La Plata, Hugo Hernan Maradona ha allenato per sei anni il Boys Quarto, per cinque anni ha diretto la scuola calcio "Mariano Keller" di Secondigliano e poi il Real Parente, compagine dilettantistica casertana di Terza categoria, l'ultima serie calcistica nazionale. Hugo Maradona si è sempre impegnato affinché i ragazzi delle periferie potessero avvicinarsi al gioco del calcio cercando di stimolarli a migliorarsi e a crescere. Come avvenne a lui e al fratello maggiore nella povertà di Villa Fiorito.
Oggi Diego Armando Marandona non c'è più, ucciso da un arresto cardiocircolatorio il 25 ottobre 2020 lasciando un vuoto incredibile nel calcio ed il 27 dicembre 2021 un arresto cardiaco ha portato via anche Hugo Hernan Maradona. Avevano 60 anni e 52 anni, Diego Armando era morto nella sua Argentina, Hugo a Monte di Procida. Entrambi calciatori, entrambi morti per lo stesso problema di salute a un anno, un mese e due giorni di distanza l'uno dall'altro.
La notizia della morte di Hugo Maradona ha fatto il giro del Mondo e sui social sono rimbalzate tutto il giorno tre immagini: la foto prima del loro "derby" famigliare, la "figu" di Hugo in quell'unica stagione italiana ed una foto calcistica con i suoi due fratelli maggiori, Diego e Raul detto "Lalo".
Ora entrambi sono nel Paradiso dei calciatori e siamo sicuri che Diego Armando sta palleggiando con le scarpe slacciate impartendo consigli a quel fratello minore che lo vedeva sin da piccino come un "marziano". Un ragazzo che voleva fare solo il calciatore e che è rimasto "bloccato" dal fardello di un cognome difficile per chi fa il calciatore, ma che è ripartito da zero per insegnare calcio ai ragazzi.
- Walter Casagrande e Hugo Maradona quando atuaram juntos no Ascoli entre 1987 e 1988 (Reprodução / Instagram) - Casagrande lamenta morte de Hugo Maradona, ex-companheiro de time na Itália