Abbracciamoci per Juan Román Riquelme

Juan Román Riquelme

Juan Román Riquelme

Centrocampista, nato a San Fernando (Argentina), 24 giugno 1978

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Che tempo farà il prossimo 12 dicembre? Dove saremo? Cosa faremo? Una cosa è certa, quella sera si chiuderà una grande pagina di calcio mondiale: alla "Bombonera", Juan Román Riquelme dirà il suo addio definitivo al calcio giocato. Si ritirerà (una volta per tutte) un giocatore mai banale che ha fatto la storia del calcio e siamo certi che quella sera nello stadio che lui ha amato di più (e dove ha fatto innamorare gli amanti del calcio) molti piangeranno, si commuoveranno, si spelleranno le mani, non avranno più voce e ringrazieranno Dio per aver vissuto nell'era che ha visto spadroneggiare quel fantasista che parlava poco (era detto "el mudo"), ma che con i piedi ha reso grande il calcio argentino tra la fine degli anni Novanta e la prima decade del XXI secolo.

Chi è Juan Román Riquelme, per chi non lo conoscesse? JRR è stato poesia, semplice poesia. Una poesia nata il 24 giugno 1978, il giorno prima che la Nazionale argentina vincesse il suo primo (e contestato) titolo mondiale contro l'Olanda del fu Calcio totale.

Venuto al mondo in una famiglia dove il tifo per il Boca Juniors veniva prima di ogni cosa divina e terrena, Juan Román arrivava da San Fernando, barrio puro, ad una trentina di chilometri a est di Buenos Aires, la capitale di un Paese che vive e trasuda fútbol. Voleva fare il calciatore, come tanti suoi coetanei e connazionali cresciuti a pane, pelota e Maradona.

E il giovane Juan Román partì a 14 anni alla volta della capitale per giocare nell'Argentinos Juniors, rimanendovi tre stagioni. Era forte, era tecnico, ragionava di testa e di piede e quindi su di lui c'era un bel po' di hype.

L'Argentinos Juniors è rinomato nel Paese albiceleste per la sua cantera ed il suo settore giovanile, ma non è mai stato un top team. I top team in Argentina sono due, entrambi nati nel quartiere La Boca di Baires: il Boca Juniors ed il River Plate.

Lo aveva cercato il River Plate, ma ovviamente diventò xeneize perché lui era xeneize, i suoi genitori anche e lo avrebbero diseredato e mai più gli avrebbero rivolto la parola se fosse diventato un millionarios. Ma del resto, come fa un tifoso boquista a giocare in maglia bianca e banda obliqua rossa? Sacrilegio.

Riquelme all'Audi Cup

Riquelme debuttò in maglia azul y oro il 10 novembre 1996 ed il primo gol arrivò tre partite dopo.

Il giovane centrocampista era un diez nato ed in Argentina iniziarono a volare paragoni forti, inesorabili: Juan Román Riquelme potrebbe essere il nuovo Diego Armando Maradona. Paragoni che si sprecano anche perché il pibe de oro ha iniziato anche lui nell'Argentinos Juniors, si è consacrato con la maglia azul y oro prima di diventare il più forte di tutti con le maglie di Napoli e Argentina. E nel 1995 tornò al Boca Juniors proprio Diego Armando Maradona. Allenarsi insieme a Maradona: mai Riquelme lo avrebbe pensato, anche se magari un giorno ci avrebbe sperato.

Il 25 ottobre 1997 per il calcio mondiale fu una data storica: l'ultima partita del pibe de oro. E decise di chiudere in un Superclasico in casa del River, allo stadio "Monumental". Al minuto 46', ci fu un vero passaggio di consegne del calcio argentino: fuori Maradona, dentro Riquelme.

I tifosi de "La Doce", la curva muy caliente della "Bombonera," il tempo pagano del calcio del Boca Juniors, iniziarono a vedere nel giovane Juan Román un qualcosa di diverso rispetto al solito. E JRR confermò le attese: con Martin Palermo in attacco, riuscì a dare il meglio di sé ed il Boca tornò ad essere una grande del calcio argentino e sudamericano.

La stagione 1998/1999 è quella dove JRR diventò titolarissimo: a promuoverlo, uno degli allenatori più saggi e capaci di allora nel Paese albiceleste: Carlos Bianchi.

Tra il 1998 e l'estate 2002, Riquelme (ed il Boca di conseguenza) vinse due Apertura (1998, 2000), un Clausura (1999), due Copa Libertadores (2000, 2001) ed una Coppa Intercontinentale.

A titolo personale, in quel periodo, il numero 10 di San Fernando vinse due volte il titolo di calciatore argentino dell'anno (2000 e 2001) ed una volta quello di miglior calciatore sudamericano dell'anno nel 2001, diventando il sesto argentino a riuscirci.

Ma la partita delle partite fu la finale di Coppa Intercontinentale del 28 novembre 2000 a Tokyo: il Boca Juniors affrontò il Real Madrid, i galacticos campioni d'Europa in carica. Pronostico blindato per le merengues, dicevano tutti. Ma visto che il calcio è una scienza inesatta, ad alzare il trofeo furono gli argentini, guidati dal magico duo Palermo-Riquelme. Il numero 10 di San Fernando fu il migliore in campo e per i ragazzi di Vincente del Bosque ci fu un mesto ritorno a casa. Il Boca Juniors vinse la Coppa Intercontinentale a distanza di 23 anni dall'ultima volta (era il 1977 e sconfisse i tedeschi occidentali del Borussia M'Bach).

La "Bombonera" ed i tifosi xeneizes erano ai piedi di quel ragazzo diventato il faro del calcio argentino ed il Paese, che stava affrontando una pesantissima crisi economica, si godette il miglior calciatore del periodo, dimenticando i propri guai.

Ma come tutte le favole calcistiche argentine, ecco arrivare l'aereo con destinazione "Europa" e Juan Román Riquelme passò al Barcellona.

Barcellona, come venti anni prima aveva fatto proprio Diego Armando Maradona: lasciare il Boca Juniors per sbarcare in Europa. I punti in comune iniziavano ad aumentare: debutto nell'Argentinos Juniors, maglia numero 10 sulle spalle, consacrazione nel Boca, passaggio al Barcellona.

Eppure la stagione di Riquelme al Camp Nou è stata negativa: 42 partite, sei reti segnate. Un rullino di marcia non da lui. Si sa che nel calcio ci sono momenti top e flop, ma quell'anno è stata tutta la squadra a non giocare bene, tanto da finire sesta in Liga, eliminata al primo turno in Coppa del Rey e nei quarti di finale di Champions League. Molti addossarono la colpa all'allenatore Louis Van Gaal che non legò mai con il 24enne Riquelme, facendolo giocare in un ruolo che non gli si addiceva. Riquelme subì (quasi) passivamente la situazione, non fece mai una polemica o un discorso fuori posto: da qui gli affibiarono il nomignolo "el mudo".

Che fare, quindi? Rimanere e cercare di convincere o cambiare aria e cercare nuovi stimoli?

Ovviamente la seconda e, come Maradona, Riquelme lasciò la Catalogna per approdare in provincia, accettando l'offerta del Villareal, club dell'omonima città che giocava la sue partite nel piccolo (ma caldo) "Madrigal" e se Maradona era passato al Napoli, Riquelme ripartì dalla provincia andalusa. E se Maradona divenne il cuore di Napoli, Riquelme fu lo stesso con la maglia del "sottomarino giallo".

Juan Roman Riquelme

Con la maglia amarillo, Juan Román Riquelme ricalcò i fasti del…Juan Román Riquelme della "Bombonera": con lui in rosa, la squadra andalusa toccò cime mai raggiunte prima nella sua storia.

Umilmente, il fantasista di San Fernando cambiò maglia, si prese la 8 e prese tutta la squadra per mano ed in tre stagioni (e mezzo) la fece diventare un top team.

JRR segnò complessivamente tredici, diciassette e quattordici reti, fornendo una miriade di assist vincenti. Nella seconda stagione contribuì a vincere la Coppa Intertoto ed in quella successiva il "sottomarino" arrivò terzo in campionato, raggiungendo anche i quarti di finale di Coppa Uefa. Juan Román Riquelme fu anche insignito del premio di "Don Balon" come miglior giocatore straniero della Liga, quarto argentino a vincerlo dopo un attesa di sedici anni (l'ultimo era stato Oscar Ruggeri, ex boquista, nella stagione 1988/1989).

La stagione 2005/2006 fu la prima del club in Champions League: partendo dal terzo turno preliminare (eliminando l'Everton), i ragazzi di Mauricio Pellegrigini si spinsero fino alla semifinale, dove furono sconfitti dall'Arsenal.

All'andata si imposero, ad Highbury, i gunners, ma al ritorno il Villarreal rimase sempre in partita. Bastava un gol nei 90' e le due squadre sarebbero andate ai tempi supplementari. Minuto 87 e rigore per il Villarreal: Juan Román Riquelme dal dischetto. Il numero 8 amarillo prese il pallone, lo baciò, lo posò sul dischetto e prese la rincorsa. Lehmann parò il tiro e pochi minuti dopo l'arbitro fischiò la fine: l'Arsenal avrebbe conteso al Barcellona, a Saint-Denis, la "coppa dalle grandi orecchie" mentre il sogno del piccolo Villarreal si interruppe lì.

E qualcosa di ruppe dentro JRR: aveva deluso un popolo intero. Non era abituato. La delusione fu cocente tanto che con Pellegrini i rapporti si incrinarono e nel gennaio 2007 il numero 8 prese un aereo con destinazione Buenos Aires per rivestire la sua Maglia, quella del Boca Juniors.

Juan Roman Riquelme

Il suo secondo approdo al Boca Juniors fu ancora migliore del primo. A parte il fatto che quando atterrò a Buenos Aires trovò migliaia di supporters ad aspettarlo, Riquelme rimase in maglia azul y oro dal 2007 al 2014 e nel mentre il Boca Juniors vinse due Apertura, una Copa Libertadores, una Recopa.

Ma lui era in prestito dal Villarreal, non era tutto del Boca. Il vincolo si sciolse dopo il 23 novembre 2007: troppo tardi per portarlo a Tokyo a sfidare il Milan nella finale del Mondiale per club. I rossoneri, il 16 dicembre 2007, vinsero la coppa e Juan Román Riquelme vide gioire il suo alter ego brasiliano del tempo, Ricardo Kakà.

Nonostante la beffa (per lui) della finale, Riquelme al Boca riconfermò ancora le sue qualità: assist man perfetto, giocatore con estro e fantasia all'ennesima potenza, quello cui basta dargli il pallone e si sa già che verrà fuori qualcosa di spettacolare. Addirittura, Riquelme sembra ancora più forte di prima.

Nel 2008 e 2011 il nostro vinse, inoltre, il terzo ed il quarto titolo di migliore giocatore argentino dell'anno, eguagliando Maradona.

Il 5 luglio 2012 dopo la finale di Copa Libertadores persa contro il Corinthians, Riquelme annunciò il ritiro. Ma al cuore (calcistico) non si comandava e sette mesi dopo ritornò, per la terza e ultima volta, al Boca. Il suo ultimo gol, JRR lo segnò all'odiato River Plate, il 31 marzo 2014, siglando un capolavoro balistico.

Riquelme decise di chiudere con il calcio al termine della stagione 2014/2015, vestendo i colori del club che lo aveva iniziato al calcio: l'Argentinos Juniors, precipitato in Primera B Nacional, la Serie B argentina. JRR si era fissato di riportarlo in massima serie: ci riuscì, si ritirò dal calco.

Ed il 12 dicembre Juan Román Riquelme dirà basta una volta per tutto con il fútbol giocato, organizzando una partita amichevole con gli ex compagni e con i giocatori a lui più legati.

E tra gli invitati, JRR vorrebbe giocasse Lionel Messi, la pulce, il nuovo Maradona (ed il nuovo Riquelme), nato nove anni precisi dopo Riquelme, il 24 giugno. E Riquelme, che a differenza di Messi ha vinto nulla in Europa ma tanto con la Albiceleste (nel 1997 il Sub-20 e il Mondiale Under 20, nel 2008 la medaglia d'oro a Pechino alle Olimpiadi come capitano e "fuori quota"), vorrebbe che Messi chiudesse la carriera con il Boca. Lui che non ha mai giocato in Argentina , se non nelle giovanili del Newell's Old Boys di Rosario, la sua città.

La storia (calcistica) di Riquelme si chiuderà il prossimo 12 dicembre alla "Bombonera". 12 dicembre, 12/12, dodici, come il dodicesimo uomo in campo, i tifosi. In questo caso, "La Doce".

Chissà se quella persona che, a pochi passi dallo "Bombonera", aveva scritto il celebre murales "Abrazame hasta que vuelva Román" ("Abbracciami fino a quando non torna Román) assisterà al match di addio del talento di San Fernando, il boquista per antonomasia.

Nel dubbio, abbracciamoci tutti, chiudiamo gli occhi ed immaginiamo che"el ultimo dies" prenda la palla e faccia un capolavoro.

Scritto da Simone Balocco
Illustrazione "Juan Román Riquelme celebra il goal con un bacio ai tifosi xeneizes" - Fútbolismo © Tutti i diritti riservati
Fotografie
  1. Juan Riquelme beim Audi Cup - CC BY-SA 3.0 - via Wikipedia
  2. Juan Roman Riquelme - CC BY 2.0 - via Flickr
  3. Riquelme en Alemania 2006 - CC BY 2.0 - via Wikipedia
  4. Argentina Brasil - Gol de Riquelme - CC BY-SA 2.0 - via Wikimedia

Simone Balocco

Novarese del 1981, scrive da anni di calcio e storia, le sue due grandi passioni. Per intenderci: la sua tesi di laurea verteva sullo sport nella sua città e la materia era storica. I suoi idoli giornalistici sono Gianni Brera e Indro Montanelli e segue il calcio da quando ha visto per la prima volta una puntata di "Holly e Benji". Tra le sue collaborazioni, spiccano il blog Cittadinovara.com ed il sito derbyderbyderby.it.
Lo trovi su Twitter come @SimoneBalocco