Andrea Fortunato e quel maledetto destino

Andrea Fortunato

Andrea Fortunato

Difensore. Salerno, 26 luglio 1971 – Perugia, 25 aprile 1995

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Il 25 aprile 1995 per l’Italia è stato un giorno importante: si sono celebrati i cinquant’anni della Liberazione. Per i tifosi italiani, in particolar modo quelli della Juventus, però quel giorno è stato molto triste perché morì, a soli 23 anni, Andrea Fortunato.

Terzino sinistro allora in forza alla Vecchia Signora, Fortunato fu ucciso dalla leucemia acuta linfoide.

Considerato uno dei più promettenti giocatori italiani della sua generazione, Andrea Fortunato e la sua vicenda commossero il mondo del calcio e ancora oggi, ogni 25 aprile o quando si ha modo di ricordarlo, si pensa a cosa avrebbe potuto dare al nostro calcio questo sfortunato atleta.

Salernitano del 1971, Fortunato giocò sin da piccolo in una formazione calcistica della sua città. Era forte e aveva talento, ma i suoi genitori non volevano che facesse il calciatore a tempo pieno, preferendo che si dedicasse allo studio. Il giovane Andrea, però, aveva solo il calcio nella sua testa e, dopo una serie di provini, nel 1984, partì alla volta di Como, tesserato dalla squadra lariana allora in Serie A. Ovviamente non giocò in prima squadra, ma fece la trafila delle squadre giovanili.

E proprio il settore giovanile comasco lo trasformò da attaccante a centrocampista e poi in difensore, arretrandolo di diversi metri per dare sfogo alla sua corsa e al suo dribbling sulla fascia mancina.

Andrea Fortunato debuttò tra i professionisti il 29 ottobre 1989 nel match casalingo contro il Cosenza, scendendo complessivamente in campo sedici volte, ma la squadra retrocesse in Serie C1. Il nuovo allenatore comasco, Eugenio Bersellini, mise il terzino mancino titolare inamovibile ma a fine stagione in Serie B ci andò Venezia, con i biancoblu sconfitti nello spareggio dopo che le due squadre avevano chiuso la stagione al secondo posto dietro al Piacenza.

La Serie C1 stava stretta a Fortunato e nell’estate 1991, dopo un avvicinamento si disse dell’Atalanta, il terzino salernitano passò dal lago al mare, passando da Como alla Genova sponda rossoblù: il presidente genoano Aldo Spinelli investì ben 4 miliardi su di lui, anche se avrebbe fatto panchina.

Andrea Fortunato al Pisa nella stagione 1991-1992

Alla guida del Grifone c’era Osvaldo Bagnoli ed il suo vice era Sergio Maddé. Con quest’ultimo, Fortunato ebbe diversi screzi tanto da litigare fortemente. Ergo, cessione al Pisa, in Serie B, già a novembre.

Sotto la Torre pendente, Andrea Fortunato giocò un’altra stagione importante e qualcuno annotò il suo nome sul proprio taccuino. Il Pisa si classificò sesto in campionato e lui scese in campo venticinque volte. Arrivò in Toscana con la nomea di “montato” e di arrogante: mandò al mittente tutte le critiche nei suoi confronti.

Andrea Fortunato in azione al Genoa nella stagione 1992-1993

Alla fine del prestito, il terzino tornò sotto la Lanterna e la coppia Bagnoli-Maddé, artefice della mitica cavalcata fino alla semifinale di Coppa UEFA del club rossoblu, passò in blocco all’Inter. Il nuovo tecnico genoano divenne Bruno Giorgi e Fortunato disputò l’intera stagione in Serie A, imponendosi come uno dei migliori prospetti del calcio italiano.

In quella fantastica stagione, inoltre, Fortunato mise a segno anche tre reti, la squadra si classificò tredicesima e con lui fece una stagione importante anche il suo “opposto” di ruolo, Christian Panucci. A fine stagione, la coppia si divise: Panucci andò al Milan di Capello, Fortunato passò alla Juventus di Trapattoni.

E per il ventiduenne Fortunato ecco arrivare il sogno della vita: giocare nella sua squadra del cuore. Poteva considerarsi “arrivato”, ma la sua carriera era appena decollata. La valutazione del difensore era più che raddoppiata in sole due stagioni, da quattro a 10 miliardi di lire.

Fino alla successiva primavera, il livello offerto da Fortunato fu egregio: si parlava di un “nuovo Cabrini” alla corte juventina, visto che il ragazzo campano si ispirava a lui e in bianconero aveva anche la maglia numero 3, appartenuta ai tempi al difensore cremonese.

Titolare fisso, il 12 dicembre 1993 contro la Lazio siglò la sua prima rete in maglia bianconera. In più, Fortunato venne convocato in Nazionale dal Commissario tecnico Arrigo Sacchi nelle partite di qualificazione al Mondiale americano dell’anno successivo.

Fortunato in azzurro era chiuso da Paolo Maldini, ma per lui già solo il fatto di essere stato convocato, giocare ed imparare prendendo spunto da quello che era considerato come il più forte terzino sinistro del Mondo, era tutto di guadagnato. Giocò in azzurro contro l’Estonia il 22 settembre 1993 a Tallin in una partita valevole per le qualificazioni a Usa ‘94. Fortunato aveva un sogno: far parte dei ventidue calciatori che avrebbero preso parte al Mondiale americano.

La stagione della Juventus si chiuse al secondo posto in classifica, in Coppa Italia la squadra arrivò fino ai sedicesimi e in Coppa UEFA uscì ai quarti per mano del Cagliari.

Andrea Fortunato alla Juventus nel 1993, in azione sulla fascia.

Con l’inizio della primavera, ovvero nella fase decisiva della stagione, però qualcosa non funzionava in Fortunato: era lento, impacciato, stanco, molto poco preciso. Insomma, tutto quello che non era stato nella prima parte di stagione.

Come mai una involuzione così profonda? Tutti se lo chiesero, soprattutto i tifosi che iniziarono a beccarlo e ad insultarlo, accusandolo di scarso impegno. Anche la dirigenza non capì questo calo nelle prestazioni del giocatore pagato a caro prezzo solo pochi mesi prima.

Il 20 maggio 1994 la Juventus disputò una partita amichevole contro il Derthona, formazione alessandrina appena promossa in Eccellenza piemontese. Fortunato, schierato in campo titolare, era in completa difficoltà e contro quella squadra dilettanti pareva lui un dilettante e non il “nuovo Cabrini” come si diceva di lui.

Alla fine del primo tempo il giocatore chiese a Trapattoni di essere sostituito perché non ce la faceva più dalla stanchezza e si sentiva febbricitante, una condizione che da qualche tempo lo stava perseguitando. Il giocatore fu allora accompagnato all’ospedale per accertamenti e capire cosa avesse. Facendo esami più approfonditi, il referto fu devastante: leucemia acuta linfoide.

Andrea Fortunato si vide crollare il Mondo addosso. Proprio quando la vita gli stava riservando il meglio, ecco la notizia che lo annientò sotto tutti i punti di vista: di questa grave malattia si poteva morire. Addio sogni di gloria.

Cosa fare? Nulla se non curarsi e non abbattersi. Il giocatore iniziò una serie di ricoveri che lo portarono da Torino a Perugia in un centro altamente specializzato.

Tra il primo ricovero a Torino e quello umbro (maggio-luglio1994), la situazione era altalenante con il corpo del giocatore che rispondeva più o meno bene alle cure. Il ragazzo non voleva mollare e voleva vincere la partita più importante che la vita gli aveva messo di fronte.

Solo tre persone avrebbero potuto donargli il midollo, tre persone sparse nel Mondo e praticamente irraggiungibili nel breve periodo. Tre come il suo numero di maglia: quando si dice il destino.

Il giorno del suo ventitreesimo compleanno, Andrea Fortunato ricevette come “regalo” le cellule lavorate della sorella. Ma dopo due innesti, il dono della sorella non diede i vantaggi sperati ed allora ecco che questa volta fu il padre a donare al figlio le proprie cellule. Dopo poche settimane, tutto andò per il meglio, nonostante le sedute di chemioterapia.

Nell’ottobre 1994, la speranza si pensò potesse diventare concreta: Andrea Fortunato lasciò l’ospedale di Perugia e addirittura (sempre sotto stretto controllo medico) poté anche tornare ad allenarsi.

Fortunato in una pausa d'allenamento con il compagno Antonio Conte

Il 26 febbraio 1995 Fortunato, tesserato per la Juventus ma impossibilitato a giocare, venne convocato per la trasferta contro la Sampdoria nello stadio (il “Ferraris”) che lo aveva visto debuttare in Serie A. Il ragazzo si sedette in tribuna e vide i suoi compagni vincere.

Ma due mesi esatti dopo il match contro i blucerchiati, Andrea Fortunato non c’era più: era morto a Perugia, dove era ancora ricoverato, la sera del 25 aprile per via di una polmonite che aveva avuto il sopravvento sul suo corpo debilitato dal fatto di avere le difese immunitarie basse. La notizia fu scioccante e arrivò come un fulmine a ciel sereno nel mondo del calcio italiano.

Ai suoi funerali partecipò tutta la Juventus e nella cattedraledi Salerno ci fu un senso di smarrimento, tristezza e malinconia nel pensare alla sorte del povero Andrea. Per ricordarlo, la Nazionale italiana, impegnata il giorno dopo in Lituania in una partita di qualificazione agli Europei dell’anno successivo, scese in campo con il lutto al braccio in ricordo dello sfortunato terzino che diciannove mesi prima aveva giocato la sua prima (e unica) partita in maglia azzurra

Cosa rimane oggi di Andrea Fortunato? I millennials forse non sapranno neanche chi fosse Andrea Fortunato e qualcuno nato negli anni Ottanta magari si ricorderà vagamente di lui, avendo giocato poco in Serie A (sessanta presenze in totale). Eppure rimane di lui il ricordo di chi lo ha visto giocare ed è rimasto colpito dalla sua bravura e dal suo impegno.

Questo è stato Andrea Fortunato, il ragazzo partito ragazzino da Salerno per arrivare a far parte del giro della Nazionale, il sogno di ogni bambino, e giocare nella squadra per cui tifava. Aveva le stimmate del predestinato e la volontà di diventare forte quanto Antonio Cabrini, questo sfortunato atleta che solo un destino più grande di lui ha posto fine ad una carriera che si prospettava interessante.

Si spera, in compenso, che dove sia ora possa però giocare a calcio e sgroppare sulla “sua” fascia sinistra.

Fotografie e video
  1. Andrea Fortunato al Pisa nella stagione 1991-1992 - Pubblico dominio - via Wikipedia
  2. Andrea Fortunato in azione al Genoa nella stagione 1992-1993; nell'immagine il giocatore indossa la seconda divisa dell'epoca del club genovese, bianca con fascia rossoblù. Fonte: card nº 143 di Le Figurone '93, SCORE, 1992. via Wikipedia
  3. Roma, stadio Olimpico, 12 dicembre 1993. Andrea Fortunato, in azione nel corso della sconfitta esterna contro la Lazio (3-1) valevole per la 15ª giornata del campionato italiano di Serie A 1993-1994; nell'occasione Fortunato siglò il gol del momentaneo 1-1, rimasto l'unico della carriera in maglia juventina. Maurizio Borsari / Footpro.net - Giovanni Del Bianco, Andrea Fortunato, vent'anni dopo, su blog.guerinsportivo.it, 25 aprile 2015. via Wikipedia
  4. Antonio Conte e il difensore Andrea Fortunato in allenamento alla Juventus nella stagione 1993-1994. via Wikipedia

Simone Balocco

Novarese del 1981, scrive da anni di calcio e storia, le sue due grandi passioni. Per intenderci: la sua tesi di laurea verteva sullo sport nella sua città e la materia era storica. I suoi idoli giornalistici sono Gianni Brera e Indro Montanelli e segue il calcio da quando ha visto per la prima volta una puntata di "Holly e Benji". Tra le sue collaborazioni, spiccano il blog Cittadinovara.com ed il sito derbyderbyderby.it.
Lo trovi su Twitter come @SimoneBalocco