Derby della Mole

Derby della Mole

Derby della Mole

Derby di Torino, giocato per la prima volta il 13 gennaio 1907 allo stadio Velodromo Umberto I

“A ttraversarono Piazza Vittorio, sterminata nelle ombre della sera. Già parlavano di football. Emilio, naturalmente, era per la Juventus, la squadra dei gentlemen, dei pionieri dell’industria, dei gesuiti, dei benpensanti, di chi aveva fatto il liceo: dei borghesi ricchi. Giraudo, altrettanto naturalmente era per il Toro, la squadra degli operai, degli immigrati dai vicini paesi o dalle province di Cuneo e di Alessandria, di chi aveva fatto le scuole tecniche: dei piccoli-borghesi e dei poveri.
(Mario Soldati, Le due città, 1964)

Nestor Combin al Torino

Il derby di Torino, che vede opposte le squadre di Juventus e Torino, principali società del capoluogo piemontese, sfida colloquialmente detta derby della Mole in riferimento alla Mole Antonelliana simbolo architettonico della città di Torino, è la prima stracittadina del calcio Italiano nonché il più antico incontro tra squadre con sede nella stessa città finora disputato. È il primo incontro calcistico trasmesso in diretta radiofonica in Italia. La sfida mette di fronte due club che rappresentano la contrapposizione di due classi sociali opposte. La Juventus, fondata nel 1897 da studenti di un prestigioso liceo torinese, divenne presto affine alla borghesia cittadina soprattutto dopo il duraturo legame con la famiglia Agnelli, iniziato nel 1923, periodo in cui venne sostenuta anche dall’aristocrazia del luogo. Il Torino nasce invece nel 1906 da una scissione in seno alla stessa Juventus, a opera di soci bianconeri dissidenti che unirono le forze con un’altra formazione della città, la Torinese, fondata nel 1894, individuando il loro bacino di riferimento nel mondo operaio.

Nestor Combin alla Juventus

Anche stavolta mi sistemerò davanti alla televisione e anche stavolta maledirò il destino che mi obbliga a soffrire per il derby. È sempre stato così, in vita mia, anche se ancora oggi sono il giocatore che ha segnato più reti in questa sfida: 14. E allora dovrei essere un ottimista a priori. Ma il derby mi consuma. Amo troppo la Juve e ho così rispetto del Toro che non può essere altrimenti. Anche adesso che la differenza di valori è cresciuta, rispetto a quando guidavo il club, quando i granata cercavano di competere con noi anche per lo scudetto. Ma il derby fa storia a sé.
(Giampiero Boniperti)

Claudio Sala

Il derby era allora una cosa violenta. Parola odiava Mazzola. Si consideravano di due razze. […] ’Era come mettere contro undici cani ed undici gatti’.
(Vladimiro Caminiti)

La Juventus è universale, il Torino è un dialetto. La Madama è un “esperanto” anche calcistico, il Toro è gergo.
(Giovanni Arpino)

Anche la Vecchia Signora sa di dover affrontare due partite che fanno storia a sé…
(Marco Berry)

Ho giocato una trentina di derby mal contati, più persi che vinti. Noi della Juventus pativamo i granata, quei malandrini che sapevano certo giocare, ma anche provocare. Il Toro aveva il valore aggiunto dell’appartenenza, del vivaio…
(Giuseppe Furino)

Graziani

C’era una volta il derby, verrebbe da dire. Una sfida che raccoglieva furori non soltanto calcistici, ma sociali ed economici, culturali. Già, che giorni e che emozioni! Gli anni settanta, ad esempio. La Juventus dominava l’Italia, ma spesso cadeva davanti ai cugini, che facevano di quell’appuntamento una ragione di vita e d’orgoglio. Da una parte, lo stile di Bettega e Capello, l’eleganza di Zoff, le acrobazie di Anastasi (idolo dei lavoratori della Fiat Mirafiori), la mutria severa di Beppe Furino, il palleggiare ironico di Causio, dall’altra l’agonismo e il ferro e il fuoco di Fossati, Cereser, Agroppi, capitan Ferrini, e là davanti i dioscuri Graziani&Pulici, ispirati da Claudio Sala, pronti a colpire. Il derby diventava, recuperando Jean-Paul Sartre, una metafora della vita. La Juve degli Agnelli, ma anche degli immigrati siciliani e calabresi, il Toro di Pianelli e degli impiegati piemontesi, di quelli che parlavano il dialetto duro e puro. La Juve dei tanti scudetti e il Toro che portava nelle vene, e porterà per sempre, il mito di capitan Valentino e degli altri eroi scomparsi nel rogo di Superga, e il rimpianto per la farfalla granata, Gigi Meroni. Due modi di essere.
(Darwin Pastorin)

Claudio Gentile

Ho sempre ammirato l’eleganza della Juventus ma nel dopo Boniperti ho iniziato ad amare meno i bianconeri, troppo freddi, adeguati alla cultura del successo a tutti i costi. Poi ho avuto modo di conoscere il cappellano del Torino, don Aldo Rabino e moltissimi tifosi granata, gente meravigliosa: il mondo Toro mi ha coinvolto ed ammaliato. Io non sono tifoso di calcio ma amante delle cose belle, e il Toro ha saputo fare tante cose belle. Per me i granata rappresentano la passione viscerale, la Juve l’educazione e l’eleganza. Entrambe le squadre hanno saputo mostrare con calciatori come Boniperti, Scirea, Zaccarelli e Sala una signorilità e una compostezza che ho sempre ammirato negli sportivi.
(Livio Berruti)

Pulici

La Juventus è una figlia di papà. Di papà Agnelli, di Edoardo e di tutta la generazione a venire. La Juve è stata la squadra di Charles, di Sivori, Platini, Baggio, Zidane. Il Torino invece è stato figlio della madre di tutte le sciagure: Superga. Andrei al di là della solita divisione convenzionale di una Juventus aristocratica e di un Torino popolare. Direi che la Juve è la squadra che si è tolta tutti gli sfizi, mentre il Toro spesso è stato costretto a scendere a patti con il destino.
(Roberto Beccantini)

Morini

Se puoi sognare qualcosa, è perché lo puoi fare, questo è lo scontro tra la passione e la ragione, tra i colori e il bianconero, tra il popolo e i padroni. È un derby unico nel suo genere.
(Siniša Mihajlović)

Se uno non è motivato per giocare il derby deve cambiare mestiere, meglio che faccia il ragioniere.
(Siniša Mihajlović)

Derby 72-73

Fotografia
  1. Il bianconero Anastasi tenta una sortita in area avversaria, attorniato dai granata Agroppi, Fossati, Zecchini e Cereser, nel derby del 4 marzo 1973 via Wikipedia