Quel goal!
Quel cazzo di goal!
Quel maledetto, stramaledetto, stramaledettissimo goal!
Io sono un gran portiere. Forte, ma forte per davvero, tanto che da voi nell’opulento e sfacciato Occidente sono conosciuto come “Cortina d’Acciaio”.
Ma quel pomeriggio sul prato verde dell’Olympiastadion di Monaco di Baviera si aprì una piccola crepa in quella cortina d’acciaio!
Al 54’ minuto della finale del Campionato d’Europa del 1988 quella che sembrava una piccola scalfittura ha iniziato ad allargarsi e a scendere in profondità, fin nei più reconditi meandri della mia coscienza. E così ho iniziato a lenire la ferita con sempre più generose sorsate di vodka! O delizioso distillato di patate! L’alcolismo! Il mio alcolismo, non dico sia solo tutta colpa di quel cazzo di goal, ma ha fatto tanto!
Dal mio punto di osservazione privilegiato, nell’area piccola, distante pochi, pochissimi passi dalla linea di porta, quella linea che rappresenta un limite invalicabile per l’orgoglio di un portiere, ho visto un Olandese, credo fosse Arnold Muhren, crossare una palla lunga sulla destra verso l’angolo più lontano dell’area di rigore.
Mi sono detto: “Rinat stai tranquillo, da quella posizione l’altro Olandese che riceverà quel pallone, ammesso che uno dei miei compagni calciatori non lo intercetti, non potrà fare altro che stopparlo e, o andare sulla linea di fondo e crossare al centro, o poggiarla all’indietro verso qualche altro compagno.”
Questo pensavo, e, siate onesti, questo pensavate anche voi tutti, o meglio, quasi tutti. Così faccio un altro paio di passi in avanti e lascio un po’ più incustodito il sacro, inviolabile limite, perché secondo me la mette al centro. Ma, l’Olandese in questione non è un Olandese qualunque, quel lungagnone Oranje è Marco Van Basten! È quel maledetto Cigno di Utrecht! Il pallone scende e lui, elegantissimo si coordina e colpisce giusto al cuore.
Cazzo! Al cuore Ramón! Alla perfezione! E il pallone si infila alle mie spalle. Impossibile? No, l’ha appena fatto… e mi ha rovinato la vita! Ancora oggi quando parlano di me si dice: “Ah il grande Rinat Dasaev - risolino - quello che ha preso il più bel goal nella storia degli Europei!”
E come volete che lenissi l’amarezza se non con abbondante vodka! O dolce distillato di patate!
Quel goal del cazzo ha scalfito me esattamente come il primo colpo di martello ha scalfito il Muro di Berlino.
Poi c’è stato il crollo! Di tutto!
Non mi sono mai dato pace per quel goal. Intanto gli anni sono passati, quel Muro che separava Oriente da Occidente è caduto, ma il mio malessere no, quello è rimasto saldo in piedi più insormontabile che mai.
Poi una rigida sera di un dicembre moscovita, passeggiavo per una strada con la mia fida bottiglia di vodka gentilmente avvolta in un foglio di carta di giornale, non un giornale qualunque, ma la Pravda, e mi fermo davanti alla vetrina di un negozio di elettrodomestici. I tivù color in vetrina trasmettono una partita della Serie A Italiana, un classico del calcio: Milan contro Juventus.
Mi fermo.
Guardo quegli schermi.
Gli occhi vanno subito sul portiere della Juventus. È Gigi Buffon quel portiere. Il portiere dei portieri, che Lev Yashin mi perdoni!
Porca puttana se non è un déjà vu! Un calciatore con la maglia rossonera vincere un paio di contrasti a centrocampo, poi palla lunga sulla destra verso l’angolo più lontano dell’area di rigore.
Mi sono detto: “Rinat non è possibile! Di nuovo!”–
Il calciatore in questione è Andriy Shevchenko, un ex suddito della grande Madre Russia, oggi dicono Ucraino, arriva galoppante poco dopo l’angolo più lontano dell’area grande e calcia.
Il pallone scende, scende, scende…
Grido: “Nooooo! Gigi, noooooooo! Non avanzare! Non la metterà al centro… fai un passo indietro! Gigi fai un pass…”
E niente!
La palla si infila precisa alle spalle di Buffon!
La gente per strada mi fissa imbarazzata, provano evidentemente schifo per uno dei tanti sbevazzoni che si aggirano per le vie dell’austera Mosca.
Non me ne frega un cazzo!
Porto la bottiglia alle labbra e ingollo un generoso sorso vivifico di vodka.
Piango. Di gioia.
Il portiere dei portieri, Gigi Buffon, ha subito lo stesso goal che ho subito io.
Stringo forte la bottiglia, la carta di giornale scricchiola.
La Pravda.
La verità.
- Illustrazione Rinat Fajzrachmanovič Dasaev gentilmente concessa da The Art of Goalkeeping
- Nazionale di calcio URSS - Bari, stadio della Vittoria, 20 febbraio 1988 - Onze, nº 148, aprile 1988 via Wikipedia