L'Italia sfortunata di Paulo Futre

Paulo Jorge dos Santos Futre

Paulo Jorge dos Santos Futre

Attaccante, nato a Montijo (Portogallo), 28 febbraio 1966

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Novembre 1993, mentre nel Mondo si ammirava l’ultima vittoria in carriera di Ayrton Senna e ci si rattristava per la distruzione del celebre ponte di Mostar, la nostra Serie A si apprestava a vivere il calciomercato autunnale. Prima del calciomercato di gennaio (ovvero quello invernale), le squadre avevano a disposizione la finestra di mercato novembrina che escludeva quella canonica dal 2 al 31 gennaio dei giorni nostri.

Nonostante il breve tempo tra la chiusura del mercato estivo e l’apertura di quello autunnale (due mesi scarsi di gioco, alla fine della fiera), molte società capivano già di aver sbagliato a puntare su un determinato giocatore, non dando loro le opportune seconde (o terze, o quarte o quinte) chances.

Anche la Reggiana, compagine emiliana alla sua prima stagione in Serie A, non fu da meno nel muoversi nel mercato autunnale e portò nella città del Tricolore uno di quei calciatori che mai si pensava potesse un giorno venire a giocare in Italia . Un attaccante (anzi un fantasista) che nel suo Paese era considerato l’erede niente meno di un certo Eusebio ed era un numero 10 dai piedi magici e la visione di gioco sopraffina. Per 4 miliardi di lire, la squadra granata si accaparrò, dall’Olympique Marsiglia, niente meno che Paulo Futre.

Futre in azione con la maglia della Reggiana nel 1994

Considerato il miglior calciatore portoghese fino all’esplosione di Luis Figo e Cristiano Ronaldo, il fantasista di Montijo arrivò a Reggio Emilia nel pieno della sua carriera e la notizia del suo approdo al "Mirabello" fu accolta da un’ovazione dai supporter reggiani.

Cose da pazzi, ripensandoci: una neopromossa che fino a quel momento aveva totalizzato solo sei punti in campionato senza non aver ancora vinto una partita, si permetteva il lusso di tesserare il vice-Pallone d’oro di sei anni prima. Mister Pippo Marchioro poteva contare su giocatori niente male come il portiere brasiliano Claudio Taffarel (campione del Mondo, proprio con la maglia della Regia, l’estate successiva a USA ‘94 con la Seleçao), il centrocampista nazionale rumeno Dorin Mateut e gente di categoria come de Agostini, Sgarbossa, Esposito, Padovano e Scienza.

Classe 1966, Paulo Futre aveva iniziato a giocare con lo Sporting Lisbona: era il 1983, aveva 17 anni, i capelli lunghi e tanta voglia di emergere. Tempo un anno ed eccolo passare al Porto, dopo il Benfica, il top della Primeira Liga.

Rimase al "do Dragao" tre stagioni, diventando un mito e contribuendo a vincere due titoli nazionali, una Supercoppa portoghese e una Coppa dei Campioni. La sua miglior partita fu al "Prater" di Vienna il 28 maggio 1987 nell’ultimo atto della "coppa dalle grandi orecchie" contro il Bayern Monaco. Vittoria degli biancoblu di Artur Jorge che permise al Portogallo di tornare a vincere la coppa più importante di tutte a distanza di trentacinque anni dall’ultima volta, la prima con le "forme" attuali: il Benfica vinse la coppa quando aveva ancora la forma di anfora.

Paulo Futre divenne una stella e quel dicembre si classificò secondo nella classifica del Pallone d’oro dietro a Ruud Gullit. Per tanti uno schiaffo, per altri il punto di partenza di una carriera che si preannunciava sfolgorante. Dato statistico: Futre nacque nell’anno in cui l’ultimo calciatore portoghese salì sul podio del premio annuale di France Football. Un certo Eusebio, giusto per fare un nome.

Nel 1986 e nel 1987, inoltre, il talento della provincia di Setubal vinse anche il titolo di miglior giocatore portoghese (una cosa accaduta sette volte dal 1970 a oggi). Insomma, per Paulo Futre una strada deserta in discesa davanti a lui.

Con i bianco-blu di Oporto, Futre non disputò né la finale di Supercoppa europea (vinta contro l’Ajax) né la finale di Coppa Intercontinentale (vinta contro gli uruguaiani del Penarol Montevideo) perché era passato, per circa 11 miliardi, all’Atlético Madrid.

Futre in azione con l'Atlético Madrid

In maglia colchonera, Futre vinse meno rispetto al Porto ma si confermò un grandissimo giocatore, tanto da essere decisivo, nelle sei stagioni in cui rimase a Madrid, nelle vittorie di due Cope del Rey un secondo e due terzi posti. Maglia numero 10 sulle spalle, dribbling, giocate, gol e assist e anche la Spagna rimase estasiata dinnanzi a questo giocatore.

Tra il 1992 ed il novembre 1993, Futre, condizionato da qualche infortunio di troppo, era passato al Benfica (dove fece male) ed ebbe vita (calcistica) breve con l’Olympique Marsiglia fresco di vittoria della Champions ma retrocesso in Ligue 2 per illecito sportivo. Poteva Paulo Futre, al top della sua carriera, scendere in una serie cadetta? Absolvição não e quindi ecco arrivare la chiamata, inattesa, da parte della Reggiana.

A dire il vero (e questo lo si scoprì anni dopo), Futre doveva già approdare in Italia nell’estate 1988 quando era vicino un suo passaggio alla Roma, ma alla fine non se ne fece nulla: Futre rimase ad Oporto e i giallorossi acquistarono i brasiliani Renato Portaluppi e Jorge Andrade. Se i tifosi capitolini ci pensano, danno di matto.

Per 4 miliardi, Paulo Futre era diventato un giocatore della Reggiana: quella stagione, la nostra Serie A, con l’asso di Montijo in campo, si arricchiva di un altro grande giocatore. Divenne il terzo portoghese a giocare nel nostro campionato dalla stagione 1929/1930 dopo l’attaccante Jorge Humberto Raggi ed il centrocampista Rui Barros.

La Reggiana non avrebbe puntato ad un piazzamento UEFA quella stagione, ma ad una salvezza tranquilla e a rompere le uova nel paniere alle grandi del campionato questo si, grazie al suo nuovo giocatore di caratura europea.

Chi dovevano ringraziare i tifosi della "Regia" per questo clamoroso (ed inatteso) acquisto? Il loro patron, Franco dal Cin, uno che aveva esperienza nel portare i campioni in provincia: dopo Zico all’Udinese nell’estate 1983, ecco Paulo Futre nella città di San Prospero dieci anni dopo.

La città impazzì: non solo l’ebbrezza della Serie A, anche Paulo Futre.

Il destino volle che la prima partita utile del talento di Montijo con la nuova maglia fosse in casa contro la Cremonese. Un match tra due squadre di provincia: una debuttante in Serie A, l’altra al quinto "gettone". Era il 21 novembre 1993 e si affrontavano due squadre in cerca di punti salvezza già dopo 12 giornate.

Il "Mirabello" era tutto esaurito per vedere in campo dal 1’ il nuovo numero 10 della squadra.

Al minuto 61, lo stadio "crollò": palla da Morello verso Futre che di sinistro, dopo un dribbling ad un difensore, batté Turci. Prima partita di Futre, primo gol. I sogni si stavano trasformando in realtà per il sodalizio emiliano. I padroni di casa cercarono di consolidare il vantaggio, ma la partita fu ruvida e grezza.

Così ruvida e grezza che al minuto 83 successe il patatrac: palla a Futre e su di lui si avventò Alessandro Pedroni, difensore grigiorosso. I due giocatori si scontrarono e a farne le spese fu proprio Futre. Il ginocchio dell’asso portoghese fece "crac": Pedroni fu espulso, Futre uscì in barella dal campo. Il referto fu devastante: rottura del tendine rotuleo. Stagione finita.

Reggio Emilia passò dalla gioia al silenzio in pochi minuti e la prima vittoria del club in Serie A (2-0 finale) fu festeggiata sotto un basso profilo. La Reggio Emilia calcistica aveva toccato il cielo e l’inferno con un dito in neanche novanta minuti. Il giocatore che avrebbe dovuto dare una mano alla squadra si era subito infortunato e aveva chiuso la stagione in anticipo.

Fortunatamente la Reggiana si salvò a fine stagione e poté disputare la stagione successiva ancora in massima serie ancora con il suo fuoriclasse in rosa.

Futre tornò, deciso a mostrare quel talento che, per forza di cose, non gli era stato permesso dalla sfortuna. Il portoghese tornò in campo il 25 settembre 1994 in casa contro la Roma.

Eppure qualcosa non andava nel giocatore: forse la paura di ricadere ancora infortunato, forse la paura di (passate il termine) "allungare la gamba", forse il fatto di aver scelto una squadra che non lottava per il vertice del campionato. Fatto sta che nell’estate 1995 Paulo Futre lasciò Reggio Emilia, prese l’autostrada A1 in direzione "Milano" ed approdò al Milan di Capello.

Il portoghese, il primo della storia del club rossonero, aveva già preso parte ad una tournée estiva con il Milan in Cina quell’estate, convincendo il tecnico di Pierins.

Per Futre, l’occasione della vita di giocare in un top team dove avrebbe lottato contemporaneamente per campionato e Champions League. Oltre che per una maglia da titolare avrebbe sfidato compagni di reparto come Weah, Baggio e Savicevic Un compito non facile, ma molto allenante.

Presentazione dei neo-acquisti milanisti 1995-96

A volerlo fu il presidente Berlusconi, da sempre amante di quelli che giocano benissimo a calcio e che hanno fantasia da vendere. Ma anche lì fu un’altra stagione da cancellare: un altro infortunio lo tenne fuori diversi mesi, facendolo ripiombare nella delusione.

Riuscì a debuttare solo il 12 maggio 1996, all’ultima giornata di campionato, uscendo al minuto 79 per fare posto a Roberto Baggio. Quando uscì l’allora numero 28, il Milan era avanti 3-1 contro la Cremonese: al 90’ si chiuse sul punteggio di 7-1.

Eppure nonostante la sfortuna, Capello rimase impressionato dalla tenacia del suo giocatore di voler tornare in campo e di lottare per una maglia.

Ironia del destino (beffardo): la prima partita di Futre in Italia fu contro la Cremonese, l’ultima partita di Futre in Italia fu contro la Cremonese. Ancora una volta in casa della squadra in cui militava.

In estate il giocatore fu ceduto ai londinesi del West Ham, ma anche ad Upton Park non furono rose e fiori: prima una discussione con la società per l’assegnazione del suo numero di maglia (da un anonimo 16 ad un più pregiato 10), poi una condizione fisica ancora precaria lo fecero scendere in campo solo nove volte, senza segnare.

Ma quasi come un segno del destino, ecco riapparire l’Atletico Madrid a distanza di sei stagioni dall’ultima volta. Tanta "panca", pochi guizzi e colchoneros che avevano tra le loro fila diversi giocatori giovani ed in rampa di lancio (uno su tutti, il neo arrivo Christian Vieri). Per Futre, un’altra stagione negativa.

Futre chiuse la carriera in Giappone, nella J-League, ennesima stella in un campionato di una Nazione che, nonostante avesse dato i natali al cartone "Holly &Benji", aveva un campionato davvero mediocre. Si ritirò a soli 33 anni, giocando solo 54 partite nelle ultime sei stagioni.

Considerato (a giusta ragione) come uno dei giocatori europei più forti degli anni Ottanta, la carriera di Paulo Futre si pensava diventasse devastante con il suo approdo nel miglior campionato del Mondo ed invece la Serie A è stata la pietra tombale sulla sua carriera da calciatore.

I millennials che leggono il nome dell’asso di Montijo devono accontentarsi di vedere i suoi tanti video per vedere la classe e le sue giocate, o leggere qualche pezzo on line. Ma se per la quasi totalità dei tifosi del Milan, Futre è stato uno dei tanti, ancora oggi a Reggio Emilia il nome "Paulofutre" è ancora ben vivo nella mente di quei tifosi che lo videro indossare la maglia granata in quelle sfortunate due stagioni. E lo stesso giocatore ricorda sempre con grande piacere l’esperienza emiliana perché tutti gli sono stati vicino durante la convalescenza e la riabilitazione post infortunio.

Reggio Emilia, i due lati della medaglia: casa del tricolore italiano, luogo dove Paulo Futre (obtorto collo) ha ammainato la bandiera della sua professione di calciatore.

Dopo l’addio di Futre, la Reggina non è più tornata in Serie A, è fallita due volte, gioca in Serie C e il fu "Stadio del Giglio" (erede del "Mirabello" e primo stadio di proprietà in Italia) oggi è di proprietà del Sassuolo che lo affitta alla Reggio Audace (erede della fu Reggiana) per giocare le sue partite interne.

Paulo Futre oggi è il quinto marcatore di sempre della storia della Reggiana in Serie A. Subirono le cinque reti dell’asso portoghese Cremonese (due reti), Genoa, Parma e Cagliari.

Ma, alla fine, è stato bello che anche lui ha fatto parte della schiera di campionissimi che hanno scelto il nostro calcio per consacrarsi. A Paulo da Montijo però è andata davvero male.

Fotografie e video
  1. Paulo Futre in azione alla Reggiana nella stagione 1994-1995; nell'immagine Futre indossa la seconda divisa dell'epoca del club emiliano, bianca con fascia granata. Fonte Figurina nº 179 di Supercalcio 1994-95, Modena, Panini, 1994. - via Wikipedia
  2. Paulo Futre in azione con l'Atlético Madrid - via Wikipedia
  3. Milanello, estate 1995. Il Milan presenta i suoi neoacquisti per la stagione 1995-1996; da sinistra: Paulo Futre, Roberto Baggio, il presidente rossonero Silvio Berlusconi, George Weah e Tomas Locatelli. - via Wikipedia

Simone Balocco

Novarese del 1981, scrive da anni di calcio e storia, le sue due grandi passioni. Per intenderci: la sua tesi di laurea verteva sullo sport nella sua città e la materia era storica. I suoi idoli giornalistici sono Gianni Brera e Indro Montanelli e segue il calcio da quando ha visto per la prima volta una puntata di "Holly e Benji". Tra le sue collaborazioni, spiccano il blog Cittadinovara.com ed il sito derbyderbyderby.it.
Lo trovi su Twitter come @SimoneBalocco