La mia Italia

François Jean Zahoui

François Jean Zahoui

Centrocampista, nato a Treichville (Costa d'Avorio), 21 agosto 1962

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Mi chiamo François. François Zahoui. Per gli amici “Zigulì”.
Sì, come la caramella.
Chi sono? Mi chiedete chi sono! Io sono il primo calciatore africano a giocare in Serie A.
Sono nato in Costa d’Avorio, a Treicheville, il sobborgo più popoloso di Abidjan, dove nemmeno le strade hanno un nome, solo numeri. Io sono nato nella via numero 10. Ironia della sorte. Il numero dei giocatori più forti. Il numero di chi illumina in campo. Gioco con il numero 10 e so passare bene il pallone ai compagni. Non sono un goleador, qualche gol lo realizzo anche, ma non molti comunque.
Ho iniziato a calciare la palla scalzo per quelle vie polverose, e scalzo mi allenavo nella squadra in cui sono cresciuto, la Stella Club di Abidjan. Sono arrivato a piedi nudi pure al primo allenamento dell’Ascoli. Sono abituato così. Mi piace sentire il contatto con la grande Madre Terra.
In occasione di un torneo a Marsiglia alcuni osservatori dell’Ascoli mi “scoprono”. Di me si diceva già un gran bene nel “Continente Nero”, quindi più che altro si accertano del fatto che sono dotato di una discreta tecnica: posso giocare sia come attaccante che come mezzapunta.

Ecco come arrivo in Italia. È il millenovecentoottantuno.

Le frontiere sono state appena riaperte e i grandi club sono impegnati nella caccia ai grandi talenti o presunti tali, a cifre astronomiche: la Juventus ingaggia l’Irlandese dell’Arsenal Liam Brady, il Brasiliano Paulo Roberto Falcão arriva a Roma dall’Internacional, il Milan prende lo Scozzese Joe Jordan dal Manchester United.

L’Ascoli crede in me!

Quando dico l’Ascoli, capiamoci bene, intendo dire il presidente Costantino Rozzi, il “presidentissimo”. Quando è venuto a mancare, nel millenovecentonovantaquattro, presidente sino all’ultimo giorno di vita del suo Ascoli, ho pianto anch’io. Il presidente Rozzi per me è stato come un padre.
Zahoui è la dimostrazione di come l’Ascoli non possa permettersi gli stranieri, se non quelli da due lire”. Parole incoraggianti. Ma cosa volete, a vent’anni si ha voglia di spaccare il mondo. Io poi avrei giocato a calcio in Serie A con l’Ascoli.

Ascoli Calcio 81-82

La Stella Club di Abidjan mi baratta in cambio di una cifra vicina ai venticinque milioni, parte dei quali pagati in attrezzature e abbigliamento sportivo, oltre a tanti tanti palloni.
A me propongono uno stipendio di dodici milioni all’anno, cioè il minimo sindacale per l’epoca. Che vergogna direte. Ma chi li ha visti mai tutti quei soldi! Io giocavo quasi gratis in Africa.
Vengo presentato come “il negretto dal grande futuro”. Pensate un po’ se il Presidente della Federcalcio Tavecchio avesse fatto le sue simpatiche osservazioni su Opti Poba allora. Nessuno si sarebbe accorto di nulla. I tempi cambiano, cosa ci vuoi fare!
I tifosi invece, quelli sono sempre uguali, simpatici burloni. Mi ribattezzano da subito “Zigulì”. Più facile di Zahoui. Mi spiegano che sono caramelle lassative. Ho scoperto poi che sono solo colorate e ricche di vitamine! E ce n’è una nera alla liquirizia!

Allenatore della squadra è Carlo Mazzone. Il signor Carlo Mazzone. Uno che sembra posseduto dai demoni per il suo carattere sanguigno. Avrei voluto portarlo da uno stregone che conosco ad Abidjan. L’uomo giusto per puntare alla salvezza comunque.
Il ragazzo sta dimostrando doti non comuni: corre col sedere un po’ all’infuori, come tutti gli africani, ma mantiene un ottimo controllo di palla, vede il gioco, e ha uno scatto bruciante. Se si farà, e credo che si farà, scopriremo tutti un centrocampista di notevole valore, con spiccate doti offensive”.

Zahoui e Carlo Mazzone

Non posso certo dire che mi faccia mancare la sua fiducia. Crede nelle mie doti! E ci crede così tanto da farmi esordire contro la Fiorentina. Certo entro in campo nei minuti finali, ma sono contento per il mio debutto. Ho cercato di aiutare i compagni correndo su tutti i palloni. Qualche volta sono andato in fuorigioco, ma volontariamente, per guadagnare tempo e permettere alla difesa di recuperare.

Questo è il ruolo che l’allenatore ha in mente per sfruttare al meglio le mie doti: devo farmi servire in fuorigioco dai miei compagni per perdere tempo nei minuti finali delle partite. D’altronde non voglio creare problemi a nessuno, né al mister né alla società. Io aspetto disciplinatamente il mio momento. Sono venuto per giocare e per imparare. Giocherò titolare se dimostrerò di meritarlo più di altri. E questo dovrà stabilirlo il signor Mazzone, che mi segue e mi vuole bene.

Mi sono innamorato subito del vostro Paese e della simpatia degli Italiani. Mi piace molto anche Ascoli, una cittadina piccola e tranquilla. Quello che ci vuole per me.

Strano solo che le vie abbiano un nome e non un numero. Sarà forse per questo che mi sono perso per strada. Mi sono impegnato sempre a fondo per dimostrare di essere utile alla squadra, ma in due stagioni nel Bel Paese ho messo insieme solo undici presenze.

Ah, e ventiquattro milioni.

Illustrazione di Alessandro Bolettieri per Fútbolismo © Tutti i diritti riservati
Fotografie
  1. La rosa e lo staff tecnico dell'Ascoli nella stagione 1981-1982. Da sinistra, in alto: Mazzone (allenatore), Torrisi, Pircher, Boldini, Scorsa, De Vecchi, Anzivino, Mandorlini, Micucci (massaggiatore), Capelli (all. in seconda); al centro: Ilari, Perico, Trevisanello, Pulici, Muraro, Brini, Anastasi, De Ponti, Greco; in basso: Baldassarri, Gasparini, Zahoui, Nicolini, Carotti, Regoli, Scarafoni. via Wikipedia
  2. Zahoui con mister Mazzone, Soloanni80, 13 luglio 2017. via Wikipedia
Le parole liberamente attribuite a François Jean Zahoui sono state ricostruite attraverso libri, interviste e altre fonti storiche, sono ispirate a fatti realmente accaduti e in seguito romanzate.