Cos'è una "bandiera"? E' un calciatore che rimane tutta la sua "vita" calcistica in una sola squadra, non lasciandola mai e rimanendovi in qualsiasi categoria e situazione. L'elenco di questo tipo di calciatori è così lungo che ci si potrebbe perdere.
Al "giocatore bandiera" si oppone il tanto detestato (ma professionalmente accettato) "calciatore mercenario", il calciatore che cambia spesso squadra in cerca di maggiore gloria ed ingaggi migliori, magari dimenticandosi subito dell'ultima squadra in cui ha militato e dei suoi tifosi. Ovviamente per il "giocatore-bandiera", gli ingaggi non sono tutto poiché a lui interessano la maglia e l'affetto verso i suoi tifosi e di questi nei suoi confronti.
Il "giocatore-bandiera" è conscio del fatto che se rimane tutta la sua vita calcistica in una squadra può vincere tanto come non vincere nulla. Ed è stato ben conscio della cosa, tra il 1986 ed il 2002, Matthew Le Tissier.
Per chi non lo conoscesse, Matthew Le Tissier ha vestito per sedici stagioni consecutive la maglia del Southampton, club di media-bassa classifica in Premier League, rinunciando a giocare nei club più quotati d'Inghilterra (e d'Europa), vincere trofei importanti e diventare una colonna della Nazionale dei Tre leoni.
Le Tissier con la maglia dei Saints ha scritto una grande pagina di calcio di provincia, diventando un mito per i tifosi biancorossi. Tifosi biancorossi che gli hanno coniato il soprannome mitologico "Matt Le God" .
Chi non conosce le vicende di Matt Le Tissier non è un amante del calcio inglese nel suo periodo di iniziale espansione, ovvero quando è nata la Premier League al posto della vetusta First Division, quando si sono diffusi i primi giochi elettronici e quando stavano nascendo le pay-tv.
Nato nell'isola di Guernsey, nel Canale della Manica, più vicina alla Francia che al Regno Unito (ma facente parte di questo), fin da subito il piccolo Matt si appassionò al calcio. Anche perché dove è nato o giochi a calcio o ti annoi: aveva iniziato a dire il vero con il cricket, ma passò al calcio quasi subito. A 13 anni era davvero un talento, tanto da essere visionato dagli scout prima dell'Oxford e poi del Southampton che, nel 1985, a 17 anni, lo tesserarono ufficialmente. Matthew Le Tissier lasciò l'Hampshire solo al termine della stagione 2001/2002.
Le Tissier parve sin da subito forte fisicamente, poco aggraziato, poco propenso alla corsa ma dotato di una tecnica senza eguali.
Debuttò in First Division con la maglia del Southampton l'8 novembre 1986 in casa contro il Barnsley. Da quel momento al 2002, giocherà complessivamente 540 partite.
Le prime reti realizzate furono di una pesantezza pazzesca: doppietta contro il Manchester United di Ron Atkinson che indusse la dirigenza dei Red devils ad esonerare il coach di Liverpool ed affidare la panchina ad un allenatore scozzese che diventerà negli anni successivi un maestro di calcio. Quel coach era Alex Ferguson, futuro "sir".
Ogni stagione, Matt Le Tissier diventava sempre più decisivo, segnava tante reti (molte simili tra loro, ovvero dalla media-lunga distanza). Cercava sempre il gol da cineteca e non segnava praticamente mai di testa. Forse perché gli sono sempre arrivati cross bassi? No, non voleva saltare, tutto qua. Un limite, sarà la sua benedizione.
Se con la maglia del Southampton è stato una divinità, non si può dire lo stesso con la maglia della Nazionale: solo otto partite per lui, senza segnare reti. Poteva essere convocato tranquillamente per gli Europei "casalinghi" del 1996 e per il Mondiale francese del 1998. Poteva, ma non lo è stato per almeno due ragioni: con il Southampton non ha mai giocato al di fuori della Premier League; aveva davanti a sé, come attaccanti, gente come Shearer, Owen, Gascoigne, Ferdinand, Fowler e Sheringham. Un grande attaccante in un'era di grandi attaccanti (o, alla fine dei conti, presunti tali). E pensare che l'Inghilterra, che visse la sua golden age calcistica come talenti tra il 1996 ed il 2002, fece sempre una magra figura internazionale.
Matthew Le Tissier avrebbe potuto scegliere di giocare in altre quattro Nazionali: avendo l'isola di Guernsey uno status speciale, il giocatore avrebbe potuto scegliere tra Galles, Scozia ed Irlanda del Nord o addirittura per la Francia, viste le origini famigliari e la vicinanza dell'isola con l'Esagono. Le Tissier scelse la Nazionale più difficile dove diventare titolare. Sapeva che poteva non essere decisivo come nel club e che magari sarebbe stato scartato dal Ct di turno. Lo sapeva, ma ciò non lo preoccupò più di tanto.
Il Southampton, in sé, non è mai stato un club prestigioso, se non essere tra i più vecchi d'Inghilterra: fondato nel 1885, negli anni in cui militò Matt Le Tissier, la squadra si piazzò al massimo al settimo posto in classifica, sempre lontana dalle posizioni che qualificavano alle coppe europee. Addirittura l'unico trionfo dei Saints risale, ancora oggi, alla vittoria in FA Cup nel 1976 (con il club allora militante in Second division), la sua best position è tutt'ora il secondo posto nel campionato 1983/1984 ed in Europa ha giocato a oggi neanche una trentina di partite. Poca roba.
Eppure Matthew Le Tissier si stato sempre innamorato di questa cittadina di 250mila abitanti sulla costa sud-occidentale dell'Inghilterra, nota per le sue fabbriche navali e perché il 10 aprile 1912, dal suo porto, salpò il "Titanic".
In sedici stagioni al "The Dell", lo storico stadio del club, il numero 7 bianco-rosso andò quasi sempre in doppia cifra e due volte segnò più di venti gol in un singola stagione (nella 1989/1990 e nella 1993/1994). Nella stagione 1989/1990, Le Tissier vinse anche il premio di miglior giovane della Premier e a oggi è il giocatore dei Saints più premiato come "Best season football player" con tre vittorie.
Le Tissier ricevette ogni stagione proposte dai club di vertice della Premier League: dal Chelsea al Liverpool, dall'Arsenal al Manchester United. Perfino dal Tottenham, squadra per cui tifava da ragazzino, ma non si mosse per nessuna ragione da Southampton. Punto.
Il giocatore, quindi, impedì al suo club una plusvalenza da capogiro, ma lo stesso club era conscio del fatto che la cessione di Le Tissier avrebbe creato una rottura con i tifosi, impazziti per questo giocatore atipico.
Di gol, Matt Le Tissier ne ha segnati tanti, belli, tecnicamente difficili e la maggior parte da fuori area uniti ad una capacità dribblatoria che non si direbbe per uno della sua stazza. Ma il suo top erano i tiri da fuori area, comprese le punizioni e i calci d'angolo (per dire, ha anche segnato più di un "gol olimpico").
La rete più emozionale, il numero 7 dei Saints l'ha siglata il 19 maggio 2001, la rete numero 209 con la squadra biancorossa in cinquecentoquaranta presenze.
Luogo: stadio "The Dell", Southampton. Partita: Southampton-Arsenal Giornata: 38a.
Il match si concluse con la vittoria dei Saints per 3-2. Un risultato inutile ai fini della classifica, perché i padroni di casa erano ampiamente salvi ed i Gunners erano già secondi dietro al Manchester United campione e certi della qualificazione alla successiva Champions League.
Le Tissier non giocò dal 1', ma entrò in campo solo al minuto 73' sul punteggio di 2-2. Quella sarebbe stata l'ultima partita dei Saints in quello stadio costruito nel 1898.
E cosa poteva fare il giocatore più leggendario della storia del Southampton? Al minuto 89, Matt Le Tissier trafisse Manniger con un gol di sinistro al volo in area dopo aver stoppato il lungo rinvio di Jones di destro. Del resto, cosa poteva fare il giocatore più leggendario di una squadra se non segnare un gol fantastico che valse la vittoria finale prima della demolizione di uno stadio leggendario?
Il "The Dell" aveva così visto il primo e l'ultimo gol di Matthew Le Tissier con la maglia del Southampton: poteva andare "in pensione" in santa pace. Quello fu l'unico gol segnato da "Le God" in tutta quella stagione: il gol più carico di emozioni della sua carriera.
L'ultima partita di Matthew Le Tissier in carriera con la maglia dei Saints fu il 30 gennaio 2002 contro il West Ham nel nuovo il St Mary's Stadium.
Anche lì, vittoria contro un'altra squadra londinese. Londra, the Capitol city, la città che lo avrebbe visto molto volentieri da giocatore ma che lo ha sempre visto da avversario. Lui, il calciatore che sembrava pigro in campo, che non voleva camminare e correre ma che quasi camminando e da fermo segnò gol da antologia, ancora oggi cliccati su YouTube.
C'è chi cerca la gloria e ingaggi stratosferici e chi si accontenta di essere un mito con la maglia della squadra che ama e di cui i suoi tifosi lo idolatrano ancora oggi.
Questa è stata la storia di Matthew Le Tissier, nato in un posto sperduto nel canale della Manica ma diventato sulla terra ferma (calcistica) "Le God".
Ps: dopo il suo ritiro, il Southampton non ha mai ritirato la maglia numero 7 di Le Tissier (anche se in due stagioni non l'ha assegnata) e oggi è sulle spalle dell'attaccante irlandese Shane Long. Da allora, i Saints hanno continuato a non vincere nulla, disputando undici stagioni in Premier League, cinque in Champioship e addirittura due in League One, partecipando tre volte alla Europa League.
Di eredi di Matthew Le Tissier, obviously, nessuna traccia.
- Matt Le Tissier Top Ten Goals - via Vimeo