Spagna 1982

Spagna 1982

Spagna 1982

Estratto dal libro STORIE DEL CALCIO: Viaggio nella storia della Nazionale italiana scritto da Alberto Zanichelli che racconta un secolo di storia del calcio italiano, attraverso le imprese della Nazionale. Lo trovate su Amazon.

Nel 1980 il calcio italiano si trova nel bel mezzo del primo scandalo scommesse. Due personaggi del sottobosco calcistico dell’epoca, il commerciante Massimo Cruciani e il ristoratore Alvaro Trinca, avendo perso ingenti somme scommettendo clandestinamente sulle partite, aprono il vaso di Pandora. Ricordo ancora le camionette della polizia che entrano negli stadi il 23 marzo 1980, in diretta durante 90° Minuto, per arrestare giocatori e dirigenti, denunciati dai due faccendieri. Ben 13 giocatori vengono prelevati dagli spogliatoi, fra questi Albertosi, Giordano, Manfredonia, Wilson, Zecchini e diversi altri. Non viene arrestato Paolo Rossi che però riceve un mandato di comparizione e sarà comunque coinvolto in tutta la vicenda. In Italia quell’anno si disputa la fase finale dell’Europeo, ma da come si vedono giocare i nostri, pare proprio che la testa sia altrove. La sentenza di primo grado arriva all’immediata vigilia degli Europei e ci priva di due giocatori importanti come Paolo Rossi che già aveva il suo ruolo in Nazionale e Bruno Giordano che se lo stava ritagliando, ma di fatto la squalifica glielo impedirà. Agli Europei finiamo quarti, vincendo 1-0 contro l’Inghilterra (gol di Tardelli) e facendo 0-0 sia con la Spagna che col Belgio. Nella finale del terzo posto perdiamo ai rigori con la Cecoslovacchia (errore di Collovati) dopo aver terminato 1-1 i tempi supplementari, con gol di Graziani al 72’, che ci porta sul pareggio. Nel biennio successivo ci sono le qualificazioni per i Mondiali di Spagna e se la sentenza di primo grado fosse rimasta invariata, Paolo Rossi non avrebbe potuto giocarli. La sentenza di secondo grado concede invece uno sconto portando da tre a due gli anni di squalifica per il giocatore, nel frattempo rientrato alla Juventus. Rossi può tornare a giocare ufficialmente solo un paio di mesi prima del Mondiale e nessuno pensa che possa essere della partita. Tuttavia, Enzo Bearzot ha già il suo piano e lo aspetta. Intanto l’Italia deve affrontare il girone di qualificazione nel quale sono inserite Danimarca, Lussemburgo, Jugoslavia e Grecia. Vinciamo tutte e quattro le partite di andata con l’identico punteggio di 2-0 e naturalmente tutti pensano ad una qualificazione tranquilla. In realtà non sarà del tutto vero.

Italia-Jugoslavia 1980

Nella quinta partita l’Italia subisce a Copenaghen la sua prima sconfitta, rilanciando la stessa Danimarca nella lotta per i due posti in palio. Ma la successiva Danimarca-Jugoslavia finita 1-2, ci fa tirare un sospiro di sollievo. Veniamo raggiunti in classifica dagli slavi che però stoppano le velleità danesi. Anche la Danimarca ci raggiunge a 8 punti nella successiva vittoria con la Grecia, ma per loro è l’ultima partita e con l’1-1 fra Jugoslavia e Italia, la Danimarca è matematicamente fuori. La Grecia tenta di rialzare la cresta con l’1-1 di Torino contro di noi. Ma di nuovo la Jugoslavia ci aiuta vincendo 2-1 ad Atene e qualificando matematicamente sia lei che noi, sia pure come secondi. L’ultima partita del girone la giochiamo noi in casa contro il Lussemburgo ed è 1-0 con gol di Collovati che segna il primo e l’ultimo gol di quelle qualificazioni, sempre con il Lussemburgo.

Il sorteggio dei Mondiali ci assegna come avversarie la Polonia, il Perù e il Camerun. Durante la preparazione incontriamo la Francia di Michel Platini che in amichevole batte il suo futuro compagno di squadra Zoff. Quella partita finisce 2-0 per la Francia, ma non ci darà fastidio, dato che al Mondiale non incontreremo i transalpini. Poi si va a Lipsia e si perde 1-0 con quella Germania Est, squadra non qualificata per i Mondiali, che ci aveva spaventato ai tempi delle qualificazioni per Messico ‘70. L’ultima partita di preparazione è a Ginevra contro la Svizzera che finisce 1-1 ed è quella del rientro in Nazionale di Paolo Rossi. Rossi aveva giocato tre partite nel finale di campionato con la Juve, segnando anche un gol, proprio al suo rientro. La cosa fa gongolare Bearzot che vede in qualche modo premiato il suo pensiero sul possibile rientro di Rossi come titolare al centro dell’attacco. In realtà in attacco abbiamo varie alternative. Nel giro della Nazionale ci sono comunque grandi giocatori come Graziani, Altobelli, Pruzzo, Massaro, Selvaggi che attraversa un grande momento; saremmo di fatto ben coperti. Ma nelle amichevoli di preparazione l’Italia segna solo un gol con Cabrini contro la Svizzera. Forse è vero che manca qualcosa in attacco, ma Bearzot sa che quel qualcosa è finalmente lì a portata di mano. Alla fine, Rossi prende il posto di Pruzzo, nonostante il titolo di capocannoniere in quel campionato appena terminato. Nell’elenco dei convocati troviamo due debuttanti assoluti: Franco Baresi e Giovanni Galli, anche se quest’ultimo, come terzo portiere, è destinato alla panchina. Ci sono giocatori che hanno appena debuttato come Bergomi e Massaro, mentre Vierchowod ha giocato solo due partite. Come sempre però la forza nelle Nazionali di Bearzot sarà nel gruppo e con quello andrà avanti per la sua strada contro tutto e tutti; in Spagna sarà la sua forza, successivamente il suo limite.

Otto anni dopo ci troviamo ancora nel girone con la Polonia. È la Polonia di Zbigniew Boniek, che sa già di essere stato acquistato dalla Juve e che sarà il primo polacco sotto i 30 anni a varcare una frontiera ancora impenetrabile. In Polonia in quell’estate non si respira una buona aria; Lech Walesa, leader di Solidarnosc, è in prigione e il generale Jaruzelski sta tentando di ristabilire un suo ordine precostituito: non ci riuscirà. Probabilmente i giocatori polacchi risentono di quel clima incerto nel loro paese, anche perché le loro famiglie sono là. Il 14 giugno siamo comunque in campo contro la Polonia e finisce senza reti; al contrario di otto anni prima, non è una partita decisiva per cui può anche andar bene. Per la cronaca è la partita numero 100 di Zoff, primo nella storia del nostro calcio ad arrivare a questo traguardo. Bearzot si affida subito a Rossi e non opera nessun cambio. La formazione iniziale è dunque quella di cui si fida di più: Zoff, Gentile, Cabrini, Marini, Collovati, Scirea, Conti, Tardelli, Rossi, Antognoni, Graziani. Con la stessa formazione iniziale si affronta quattro giorni dopo il Perù. È ancora pareggio, ma stavolta è 1-1 con il primo gol mondiale di Bruno Conti, pareggiato da Collovati nella porta sbagliata, a cinque minuti dalla fine. All’inizio del secondo tempo entra Causio per Rossi e la critica si scatena. Si colpevolizza Bearzot per la scelta di chiamare un giocatore non in forma e che effettivamente non aveva dato di sé alcuna prova del suo talento nelle prime due partite. A questo punto però si decide per il silenzio stampa e i giornalisti per sapere qualcosa della Nazionale dovranno rivolgersi al capitano Zoff, ironia della sorte, il più taciturno del gruppo. La terza è una partita assolutamente inedita, contro il Camerun. Si gioca il 23 giugno sempre a Vigo, nel nord della Spagna, dove il clima è più mite rispetto a Madrid o Barcellona e questo ci aiuterà a risparmiare energie in seguito. Finisce 1-1 e tutto si risolve nel giro di un minuto: al 61’ Graziani di testa approfitta di uno scivolone del portiere N’Kono e al 62’ pareggia M’Bida. Anche in questo caso Bearzot non opera cambi se non nella formazione iniziale, dove c’è Oriali al posto di Marini. Tre partite e altrettanti pareggi, certamente un percorso non esaltante, ma se conosciamo bene la storia della nostra Nazionale, sappiamo che questo non è da considerare un problema. Anche a Messico ‘70 non abbiamo brillato, ma alla fine in finale c’eravamo noi. Passiamo grazie al fatto di aver segnato contro il Perù; quel gol in più fa la differenza rispetto al Camerun che segna solo contro di noi, dopo due 0-0. A fine partita ricordo un’intervista all’allenatore del Camerun, il francese Vincent, nella quale affermava di essere contento di aver pareggiato contro i futuri campioni del mondo; un particolare forse sfuggito a tanti. Il girone lo vince la Polonia con un perentorio 5-1 ai sudamericani. In questo primo mondiale a 24 squadre, la formula prevede un’ulteriore fase a girone: quattro gironi da tre squadre con le vincenti che vanno in semifinale. Purtroppo, siamo arrivati secondi e questo ci penalizza, visto che ci ritroviamo sul nostro cammino Argentina e Brasile, due tra le favorite, cosa che tra l’altro noi non siamo. In realtà anche l’Argentina è arrivata seconda dietro il Belgio, dopo aver perso lo scontro diretto. Maradona, al suo primo mondiale, non è ancora esploso, ma comunque ci sono diversi campioni del mondo di quattro anni prima, come Kempes, Ardiles, Passarella, Bertoni, in tutti i casi una grande squadra. Il Brasile però è un autentico spauracchio: punteggio pieno nel girone, 10 gol fatti, solo due subiti; una macchina perfetta che può mandare in gol chiunque da Falcao a Zico, da Oscar a Eder, da Serginho a Socrates. C’è chi dice che è anche più forte di quella del ‘70.

Nazionale Italiana 1982

Ci tocca per prima l’Argentina il 29 giugno al Sarrià di Barcellona, che oggi non c’è più. La formazione è quella iniziale contro il Camerun. La mossa vincente di Bearzot è quella di mettere Gentile in marcatura su Maradona. Nella logica comune ci si sarebbe aspettati Tardelli, ma ci sono due controindicazioni. La prima; se Tardelli è costretto a sacrificarsi in marcatura, perdiamo un punto di riferimento importantissimo a centrocampo e soprattutto uno che sa inserirsi in attacco come pochi. La seconda e decisiva; Tardelli aveva già marcato Maradona in un Argentina-Resto del Mondo di qualche tempo prima, con Bearzot in panchina e in quell’occasione era stato addirittura espulso. No, non è il caso di rischiare. Gentile neutralizza Maradona in tutti i modi e il Pibe diventa nervoso, prendendosi il giallo prima di Gentile che il suo sacrificio lo fa fino in fondo. L’uomo chiave per risolvere quella partita risulta essere Bruno Conti. Inizia l’azione del primo gol, portando palla oltre il centrocampo e invitando Tardelli a smarcarsi. Passaggio ad Antognoni e tocco verso Tardelli che si sovrappone al 10 della Fiorentina, tiro angolato di sinistro e Fillol è battuto: è il 57’. Passano dieci minuti e Rossi, finalmente lui, crea scompiglio nella difesa mal piazzata dell’Argentina; Fillol in un primo tempo rimedia, ma un rimpallo favorisce Conti che si mette a scherzare nell’area avversaria poi dà a Cabrini, che aveva seguito l’azione, per un raddoppio praticamente a porta vuota. A sette minuti dalla fine Passarella accorcia le distanze su punizione, battendo un po’ vigliaccamente, mentre la nostra barriera non è ancora schierata. Nel frattempo, Marini ha sostituito Oriali e Altobelli è entrato per Rossi, ma attenzione non è una bocciatura, piuttosto un modo per fargli allentare la tensione. L’espulsione di Gallego all’84’ chiude di fatto l’incontro e contro tutti i pronostici l’Italia vince e inizia a sognare. L’Argentina perde anche contro il Brasile per 3-1 e Maradona chiude con un’espulsione il suo primo mondiale; si rifarà con gli interessi quattro anni dopo.

Il 5 luglio c’è Brasile-Italia e nella sostanza questa partita assomiglia a Brasile-Uruguay del ‘50, con i Sudamericani che possono contare su due risultati su tre. E se andasse come allora? La nostra formazione è la solita, mentre vediamo quella del Brasile, anche per capire meglio il tasso tecnico di quella squadra: Valdir Perez (e questo è l’unico punto debole), Leandro, Junior, Cerezo, Oscar, Luisinho, Socrates, Falcao, Serginho, Zico, Eder. Falcao gioca già nel nostro campionato, mentre altri quattro arriveranno poco dopo. Piccola parentesi personale: quella partita l’ho vista al lavoro. All’epoca ero impiegato nella sala macchine di un centro contabile e facevo il turno del pomeriggio. Vista l’importanza dell’avvenimento, i capi avevano ‘tollerato’ che lo stesso nostro capo-reparto posizionasse il proprio tv portatile a fianco della consolle del cervellone, di modo che, pur lavorando, riuscissimo a non perdere un solo secondo di quell’evento. Pur essendo in un ambiente blindato, le nostre urla si sentivano comunque in tutto l’edificio e oltre. Tutta l’Italia, immagino, aspettava l’esplosione di Paolo Rossi, primo fra tutti Bearzot, ancora convinto della sua scelta. E dopo cinque minuti, eccolo Rossi! Conti porta palla e smista a Cabrini sulla sinistra, cross verso il secondo palo, Rossi brucia Junior sullo scatto e impatta di testa dentro l’area piccola: 1-0. Passano sette minuti e Socrates si invola verso Zoff, si allarga sulla destra e tira sul primo palo, coperto non benissimo dal nostro portiere; è il pareggio e l’inerzia della partita e della qualificazione torna a favorire il Brasile. Al 25’ una palla mal giocata da Cerezo nella propria trequarti, vede Rossi bruciare ancora sullo scatto Junior, impossessarsi del pallone e scoccare un tiro dal limite sull’attacco disperato di un difensore. Valdir è sulla palla, ma il tiro è troppo forte e si insacca: 2-1. Urlacci in sala macchine e urlacci di Zico verso la sua difesa. Rischia Gentile su Zico trattenendolo per la maglia e lo stesso giocatore brasiliano mostra lo strappo all’arbitro che comunque non prende provvedimenti. Si infortuna Collovati ed entra Bergomi che ci mette una vita ad allacciarsi le scarpe, vinto dall’emozione di giocare a 19 anni contro il Brasile ad un Mondiale. Si va all’intervallo in vantaggio. La prima parte del secondo tempo è un assedio brasiliano e Zoff diventa determinante in almeno tre occasioni. Al 68’ Falcao manovra un pallone al limite della nostra area, finta un passaggio sulla destra e la nostra difesa abbocca in blocco. Si apre improvvisamente il Mar Rosso, parte un tiro di sinistro che Zoff vede passare a fianco del volto senza riuscire a toccarlo: 2-2. A questo punto si capisce perché questa partita richiama il Maracanazo. Il Brasile con il pareggio è qualificato, ma la difesa di un pareggio non è mai stata nel DNA di quella squadra, non solo nel ‘50. Continuano gli attacchi e i tiri verso la porta di Zoff, ma l’Italia sa che non ha nulla da perdere e se dovesse finire così, può uscire dal campo a testa alta. Si arriva all’ultimo quarto d’ora. C’è un calcio d’angolo a nostro favore battuto da Conti; la palla sembra persa, ma due difensori nel rinviare di testa si ostacolano a vicenda. Tardelli, appostato al limite dell’area la rispedisce dentro e nei pressi dell’area piccola c’è ancora lui: Paolo Rossi. La palla è ancora dentro: 3-2 per noi. Patetica l’alzata di mano di Junior che invoca un fuorigioco palesemente inesistente, proprio grazie alla sua posizione. Entra Marini per Tardelli a dar man forte in difesa. Ci sono però altri due episodi che mettono a dura prova le coronarie. Il gol inspiegabilmente annullato ad Antognoni in posizione regolare (sarebbe stato il 4-2 che avrebbe chiuso la partita), ma soprattutto l’ultima azione. Punizione battuta da sinistra da Eder, Paulo Isidoro, entrato nel secondo tempo, schiaccia di testa a botta sicura, Zoff la inchioda letteralmente sulla linea e per fortuna l’arbitro stavolta vede giusto. Dalla sua posizione non felicissima avrebbe potuto anche convalidare un gol inesistente e questa è la paura che per diversi secondi paralizza i nostri giocatori e tutti noi davanti alla tv. Sul rinvio di Zoff, l’arbitro Klein fischia la fine: è semifinale.

Per una strana combinazione, o forse per un errore, ci ritroviamo per la seconda volta contro la Polonia. Ci sono due assenze importanti: Gentile, che fra Maradona prima e Zico poi ha esaurito il bonus di cartellini gialli, ma soprattutto nella Polonia è assente Boniek, anche lui squalificato. La Polonia senza Boniek è un po’ come una mina disinnescata e sull’abbrivio delle due vittorie precedenti siamo noi i favoriti e per distacco. Parte dall’inizio Bergomi per Gentile e dovrà marcare Lato, in teoria il più pericoloso, ma non toccherà palla. Si gioca ancora a Barcellona, stavolta al Camp Nou. La partita di per sé non è particolarmente difficile da gestire. L’Italia è superiore e si vede, mentre la Polonia ha ormai dato tutto per arrivare lì, dove già quella di Deyna era arrivata nel ‘74. Al 22’ punizione di Antognoni dalla destra in mezzo all’area, dove c’è Rossi che ci mette lo zampino ed è 1-0. Poco dopo Antognoni si fa male e purtroppo per lui il Mondiale finisce lì. Nel secondo tempo il 2-0: ennesima palla portata avanti sulla fascia sinistra da Conti e cross al centro dove Rossi, inginocchiandosi, la spinge in porta di testa. A questo punto non c’è più partita. Entra Altobelli per far rifiatare Graziani, ma ormai è fatta. Finale.

Nell’altra semifinale prevale ai rigori la Germania sulla Francia. È una partita incredibile. I 90 minuti si chiudono sull’1-1, ma la Francia ha tanto da recriminare. Nel secondo tempo Batiston, lanciato magistralmente da Platini, viene travolto in area volontariamente dal portiere Schumacher. Batiston perde i sensi, ma l’arbitro, l’olandese Corver e il guardalinee, lo scozzese Valentine, non vedono nulla di irregolare. In realtà avrebbero dovuto concedere il rigore, espellere Schumacher, mentre la polizia lo avrebbe dovuto arrestare per tentato omicidio. Nemmeno la FIFA vede, perché quei due pessimi individui continueranno ad arbitrare. Nei supplementari sembra che ci possa essere una giustizia divina, dato che la Francia va addirittura sul 3-1. L’altra squadra però è la Germania e sappiamo com’è. Si va sul 3-3 e conseguentemente ai rigori. Anche qui sembra che la Francia ce la possa fare con l’errore di Stielike, ma anche Six sbaglia e alla fine diventa determinante l’errore di Bossis, seguito dal gol di Hrubesch. I Tedeschi saranno i nostri avversari in finale. La Francia non potrà consolarsi nemmeno con la finalina che la Polonia farà sua per 3-2.

11 Luglio 1982, Madrid, stadio Bernabeu. È questo il teatro di uno scontro che ricorda già il 1970, sebbene in altro contesto. Quel precedente è ben augurante per noi, ma si sa: mai sottovalutare i Tedeschi. La battaglia di Siviglia in semifinale ha però lasciato il segno e in campo sembriamo più freschi e lo siamo anche, visto che la nostra semifinale è stata poco più di una passeggiata. Arbitra il brasiliano Coelho, voluto da Havelange come compenso per l’eliminazione del Brasile. Le due formazioni sono le seguenti. Italia: Zoff, Bergomi, Cabrini, Gentile, Collovati, Scirea, Conti, Tardelli, Rossi, Oriali, Graziani. Non ce la fa Antognoni e Bearzot decide di inserire Bergomi in difesa, lasciando più libertà a Gentile e spostando in avanti Oriali. Germania: Schumacher, Berndt Forster, Briegel, Kaltz, Karl Heinz Forster, Stielike, Littbarski, Dremmler, Fischer, Breitner, Rummenigge. Sebbene a questo punto possiamo essere favoriti, gli auspici non sono granché: l’inno nazionale si inceppa, Graziani si fa male dopo 7 minuti (rilevato da Altobelli) e Cabrini sbaglia un rigore. Destino avverso? Per fortuna no. Oriali, che sarà ammonito dopo aver subito una ventina di falli (tanto per sottolineare la pochezza dell’arbitro), subisce l’ennesimo fallo in zona d’attacco. La punizione è battuta velocemente a favorire un cross dalla destra di Gentile sul quale si tuffano in tanti, ma è Rossi a toccarla e a spingerla in porta: è il 56’ e andiamo in vantaggio. È il sesto gol di Rossi che gli consegnerà il titolo di capocannoniere e l’appellativo di Pablito, dando definitivamente ragione alle scelte di Bearzot. Al 69’ c’è un’azione corale dell’Italia alla quale partecipano anche Bergomi e Scirea che non sanno cosa fare nell’altra area e soprattutto non sanno cosa fare della palla. Finché Scirea vede l’ombra di Tardelli muoversi sul limite dell’area e gli serve un pallone un po’ lungo. Tardelli si butta in spaccata e cadendo calcia; ne viene fuori un tiro imprendibile e angolato per il 2-0. Tutti noi che abbiamo visto quella partita non dimenticheremo mai l’esultanza di Tardelli, che rappresenta quel Mondiale più di qualsiasi altra immagine. Ma non è finita. Conti inizia a correre forsennatamente sulla fascia destra, tanto per lui una fascia vale l’altra. Corre, corre, corre, finché vede Altobelli posizionato al limite. Il passaggio assomiglia a quello di Scirea per Tardelli e anche Altobelli calcia cadendo, ma il risultato è identico ed è 3-0. Ormai non ci prendono più: è la frase che viene pronunciata in mondovisione dal presidente Sandro Pertini subito dopo. Il gol di Breitner sul finale di partita non ci rovina la festa e lo stesso giocatore non esulta perché sa che comunque è persa. Un minuto di partita anche per Causio che rileva Altobelli. Poi il 3-1 finale viene sancito dal triplice fischio, mentre il terzo mondiale italiano viene ricordato da Nando Martellini, che già aveva vissuto la partita del secolo, con il suo ‘Campioni del Mondo!’, ‘Campioni del Mondo!’, ‘Campioni del Mondo!’.

Indimenticabile.

Fotografie e video
  1. Torino, stadio Comunale, 15 novembre 1980. Il portiere slavo Dragan Pantelić in presa alta nel corso della sfida tra Italia e Jugoslavia (2-0) valevole per le qualificazioni al campionato del mondo 1982; sullo sfondo si riconoscono gli azzurri Roberto Bettega e Fulvio Collovati. via Wikipedia
  2. Nazionale Italian nella partita con l'Argentina a España 1982: Zoff, Antognoni, Scirea, Graziani, Collovati e Gentile; Rossi, Conti, Cabrini, Oriali e Tardelli. Di El Gráfico - El Gráfico - História de los Mundiales, Pubblico dominio, via Wikipedia
  3. Video finale Italia-Germania 3-1 via YouTube

Storie del Calcio - Alberto Zanichelli

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Alberto Zanichelli è a nato a Parma, dove vive e lavora. Sportivo fin dalla tenera età, segue soprattutto calcio e ciclismo. Collabora con alcune riviste online e gestisce due blog, uno di calcio e ciclismo - Storie di Calcio e Ciclismo - e uno di turismo enogastronomico.