Totalmente ed universalmente Johan Neeskens

Johannes Jacobus Neeskens

Johannes Jacobus Neeskens

Centrocampista, nato ad Heemstede (Paesi Bassi), 15 settembre 1951

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Heemstede è una cittadina di 25mila abitanti sita nell’Olanda settentrionale, una delle 12 province dei Paesi Bassi. Bagnata dal fiume Spaarne, è in un territorio totalmente pianeggiante come il resto del Paese. Calcisticamente, è presente una squadra di calcio, il Racing Club Heemstede, fino ai primi anni Settanta in Eerste Divisie.

Tra il 1968 ed il 1970 vi militò uno dei giocatori più iconici non solo del calcio olandese degli anni Settanta, ma uno di quelli che hanno fatto grande l’Ajax, il Barcellona e la Nazionale oranje in quella fantastica orgia di gioco ed emozioni che è stato il Mondiale tedesco occidentale del 1974. Nella tranquilla cittadina pianeggiante nacque, sabato 15 settembre 1951, il "leone di Heemstede", Johan Neeskens.

Johan Neeskens

Sguardo da attore hollywoodiano con occhio azzurro, capello lungo biondo alle spalle e basette spesse tipiche del periodo, Neeskens è stato parte integrante della triade Calcio totale-Rinus Michels-Arancia meccanica del calcio. Di questi si è detto e scritto di tutto: difensori che attaccavano, attaccanti che difendevano ed ogni elemento in campo capace di giocare in ogni posizione; l’allenatore del secolo; una generazione di fenomeni.

Ma se si analizza bene il calcio olandese degli anni Settanta, non c’è stato solo Johan Cruijff, ma giocatori che hanno scritto una grande pagina di calcio come Wim Suurbier, Ruud Krol, Gerrie Mühren, Arie Haan, Johnny Rep, Piet Keizer, Willem van Hanegem, i gemelli René e Willy van de Kerkhof, Wim Rijsbergen, Rob Rensenbrink e Wim Jansen. Ma oltre a questi, il giocatore più indispensabile di tutti è quello di cui si parla forse meno: Johan Neeskens, appunto.

Fisicamente non un colosso, ma dotato di un’atleticità ed una resistenza fuori dal comune, Neeskens è stato il cervello del super Ajax, del Barcellona e, soprattutto, dell’Olanda di Germania 1974 che divenne l’"arancia meccanica" calcistica per via delle caratteristiche maglie total orange.

Johan Neeskens nasce terzino sinistro, ma grazie a Michels diventò prima un centrocampista centrale e poi un attaccante: dopo Johan Cruijff, Neeskens è stata la massima espressione del calcio olandese. Uno che ha fatto del pressing la sua arma in più, uno che correva da una parte all’altra del campo per rubare palla all’avversario e ripartire, uno che non sbagliava un rigore.

E pensare che Neeskens ha "rischiato" di diventare il giocatore di baseball, sport molto seguito in Olanda, ma in età adolescenziale decise di abbandonare la mazza e dedicarsi agli scarpini.

A 16 anni, Neeskens debuttò con i nero-blu-bianchi del RC di Heemstede: era il più forte di tutti, sprecato per una squadra di provincia. Con la squadra nero-blu-bianca, militò due stagioni da professionista, ma per sfondare sarebbe dovuto emigrare dalla sua città ed approdare in una delle due grandi del calcio oranje del tempo, l’Ajax o il Feyenoord, ad Amsterdam o a Rotterdam.

Nell’estate 1970, Rinus Michels lo cercò perché secondo lui era quello che gli mancava per rendere un top team l’Ajax e vincere la Coppa dei Campioni, sfuggita al "Bernabeu" il 28 maggio 1969 contro il Milan di Rocco, Rivera e Prati che avevano inflitto un sonoro 4-1 alla sua squadra.

Neeskens ovviamente accettò il trasferimento anche perché avrebbe giocato con la crème del calcio nazionale.

Il giovane Johan si buttò a capofitto negli allenamenti fisici mentre con la palla decise quasi di fare un passo indietro: non gioco, voglio vedere da voi come si gioca. E visti i compagni di squadra, impossibile biasimarlo: ti alleni con Cruijff, Keizer, Krol, Muhren, Suubier e Swart (il suo idolo) guardi, impari e poi riproduci.

Neeskens però aveva paura di deludere tutti visto che il livello (tecnico quanto umano) però si era alzato rispetto a quando giocava nel Racing Club. Del resto, con una squadra di fenomeni, era facile non sentirsi un fenomeno. Johan Neeskens non fallì: rimase con i lancieri di Amsterdam quattro stagioni, giocando 171 partite, segnando 39 reti e, soprattutto, vincendo due titoli olandesi, due Coppe d’Olanda, tre Coppe dei Campioni consecutive, una Supercoppa europea e la Coppa Intercontinentale. Michels era riuscito nel suo intento: rendere l’Ajax un top team, vendicando la sconfitta di Madrid contro il Milan, sconfiggendolo addirittura 6-0 nella finale di ritorno di Supercoppa europea (dove Neeskens segnò il gol del momentaneo 3-0).

Finale di andata della Supercoppa UEFA 1973

Neeskens, che in maglia ajacide ebbe tutti i numeri dal 6 al 10, è stato il fulcro del gioco di quell’Ajax e con il "gemello" Cruijff divenne uno dei giocatori più forti e vincenti di quell’epoca. Un esempio di come tecnica, devozione, duttilità e professionalità rendono un calciatore l’uomo giusto, al posto giusto nel momento giusto. A 25 anni aveva già vinto tutto, a parte il Pallone d’oro, allora una questione di Cruijff. Cosa volere di più?

Quell’Ajax, l’unica squadra che usava il fuorigioco non per timore verso l’avversario ma con l’intento di ripartire e arrivare dopo in gol, era Cruijff-dipendente perché il numero 14 di Betondorp era il genio della squadra, ma, a conti fatti, molto merito lo ha avuto proprio Neeskens,

Ajax

I due "gemelli" si lasciarono nell’estate 1973: Cruijff voleva che fosse votato capitano della squadra, ma gli fu preferito Keizer. Cruijff lasciò Amsterdam per Barcellona firmando un contratto faraonico. Neeskens fu "lasciato" solo e quella stagione gli aiacidi arrivarono terzi in campionato ed in Coppa dei Campioni uscirono già negli ottavi per mano dei bulgari del CSKA Sofia. Non che fosse spaesato senza il numero 14, ma a Neeskens mancava qualcosa. Nonostante questo, quella fu la sua stagione in biancorosso più prolifica: merito anche del sostituto di Kovacs, Knobel, che lo fece giocare da punta. Da terzino a punta in quattro stagione: un vero monumento di duttilità ed eclettismo, questo Neeskens.

Nonostante avesse ancora un contratto in essere con il club biancorosso, Neeskens prima dell’inizio del Mondiale tedesco occidentale trovò un accordo con un’altra squadra. E indovinate con quale? Il Barcellona, ovviamente.

Neeskens e Cruyff al Barcellona

Si ricomponeva ai piedi del "Nou Camp" la coppia d’oro dell’Ajax. I due Johan giocarono insieme quattro stagioni, come ad Amsterdam, e per due stagioni (1976-1978) furono ancora allenati da Rinus Michels: il maestro poté avere a sua disposizione gli allievi prediletti.

Neeskens ci mise poco a diventare un idolo anche in Catalogna. Del resto, come si fa a non impazzire per uno che in campo poteva fare tutto?

Ma anche in blaugrana, Neeskens venne oscurato (mediaticamente) dalla figura di Cruijff: era il migliore della squadra, ma dietro Cruijff. Era il più prezioso in campo, ma dietro Cruijff. Per questo motivo a Barcellona, Neeskens non fu più il "leone", ma "Johan segundo", "Johan secondo". Perché "primero" era Cruijff.

Neeskens rimase in Spagna cinque stagioni, vincendo solo una Copa del Rey e la Coppa delle Coppe in una finale mozzafiato giocata a Basilea contro i tedeschi occidentali del Fortuna Dusseldorf. Allora il Barça non era un top team, nonostante fosse un club molto stimato.

Poco dopo la finale del "St Jakob", Neeskens fece ciò che facevano tutti i più forti giocatori del Mondo: se non andavano in Italia a giocare in Serie A, andavano nella NASL, il munifico campionato statunitense un po’ calcio spettacolo, un po’ cimitero calcistico.

Del resto, era andato anche Cruijff in America e quindi doveva andarci anche Neeskens, solo che il biondo centrocampista olandese si accasò con la squadra allora più mainstream di tutte, i New York Cosmos.

Con i Cosmos, Neeskens giocò sei stagioni, vincendo due campionati ed arrivando una volta secondo. I suoi compagni di squadra sono stati Carlo Alberto, Franz Beckenbauer, Romerito, Van der Elst, Chinaglia, Wilson e l’ex "Arancia meccanica" Rijsbergen: un memorabilia di stelle del passato.

Finita la parentesi yankee, Neeskens fece ancora una volta come Cruijff: tornò in Olanda. Ma se il "Profeta del gol" ripartì, nel 1982, dall’Ajax dove rimase ancora due anni per poi chiudere la carriera nel 1984 dopo una stagione al Feyenoord, Neeskens scelse un profilo basso: nel 1985 firmò con il Groningen, un club non in grado di vincere la Eredivisie, ma dopo sole sette partire riprese l’aereo e attraversò ancora l’Atlantico per giocare con Kansas City Comets e Fort Lauderdale Suns dove provò l’ebbrezza del giocare il calcio indoor. Si ritirò? No, lo fece nel 1991 dopo una parentesi con tre squadre svizzere.

E proprio in Svizzera fece ciò che aveva fatto Cruijff dopo il ritiro: allenare. Ma se "Johan I" allenò e vinse tutto con Ajax e Barcellona, "Johan II" allenò squadre svizzere di bassa caratura, rifiutando di allenare squadre più forti.

E decise di non esporsi in prima persona in panchina, diventando tra il 1996 ed il 2000, tra il 2005 ed il 2006, tra il 2006 ed il 2008 e nel 2009/2010 il vice- di Hiddink alla guida di Olanda e Australia e di Rijkaard al Barcellona e al Galatasaray. Oltre che vice della Nazionale olandese B. L’unica volta dove fu allenatore di prima furono le quattro stagioni con il NEC Nimega, che riportò a giocare anche in Europa. Chiuse poi la carriera da coach in Sud Africa con una squadra di Pretoria, i Mamelodi Sundowns.

Ma non si può non parlare di Johan Neeskens e del Mondiale di Germania Ovest 1974, il punto più alto (anche se sfortunato) di una generazione di fenomeni olandesi. Un Mondiale che l’Olanda avrebbe meritato di vincere, ma che invece ha visto prevalere la forte e coriacea Germania Ovest. Ma essere forti e coriacee è un conto, essere considerata la più bella favola calcistica sprecata è un altro e quella squadra è ancora oggi ricordata a 46 anni di distanza.

In base alla particolare assegnazione dei numeri secondo l’ordine alfabetico, Johan Neeskens ebbe il numero 13 (Cruijff, che sarebbe stato il primo, ebbe il suo iconico numero 14).

La Nazionale Olandese nella finale di Monaco 1974

Neeskens fece un Mondiale strepitoso, segnando ben cinque reti: due nella prima fase a gironi, due nella seconda fase ed uno in finale. E la sua rete quel 7 luglio 1974 fu una rete storica per due motivi: realizzò il gol più veloce in una finale di calcio mondiale; calciò il primo rigore in una finale mondiale in dieci edizioni.

Storico fu anche come arrivò l’Olanda a procurarsi quel rigore: in meno di sessanta secondi dal calcio di inizio olandese, gli oranje con quindici tocchi consecutivi mandarono in area Cruijff in velocità da centrocampo. Questo fu fermato fallosamente da Hoeness: per l’arbitro inglese Taylor, rigore ineccepibile. Del resto, il difensore tedesco occidentale o faceva fallo o Cruijff avrebbe tirato in porta e magari segnato

Dal dischetto, Neeskens: palla calciata forte al centro e Maier battuto. 1-0 Olanda dopo un minuto di gioco. La favola stava tramutandosi in realtà.

Finale Monaco 1974 - Neeskens segna il calcio rigore

Ma non tutte le favole hanno un lieto fine, perché la Coppa del Mondo la vinsero i padroni di casa 2-1 grazie ad un altro rigore 25 minuti dopo (segnato da Breitner) e al gol di Muller al 43’.

Germania in festa, Olanda all’inferno.

Due anni dopo l’Olanda, grande favorita dell’Europeo jugoslavo, chiuse solo al terzo posto e nel 1978 si qualificò per il Mondiale argentino. Forte ma non fortissima come quattro anni prima, quell’Olanda si spinse ancora una volta in finale, perdendo ancora una volta in finale. Ancora una volta contro i padroni di casa. Neeskens giocò come ala, fu determinante ma non come quattro anni prima.

Terminava così il ciclo del calcio olandese dominatore ed insegnante in Europa e nel Mondo. E tra i cattedratici, ovviamente, il "leone" Johan Neeskens.

Cruijff e Neeskens, l’uno la fortuna dell’altro. Peccato che il "leone di Heemstede" abbia raccolto meno di quanto avrebbe potuto. Perché uno come lui che in campo è stato tra i più grandi avrebbe potuto (e dovuto) insegnare calcio come gli è stato insegnato dal suo maestro Michels. Invece ha preferito rimanere nell’ombra come vice o allenando squadra non competitive.

Neeskens si poté consolare con la "convocazione" da parte di Pelé nel FIFA 100, il gruppo di 125 giocatori selezionati da O’rey per conto della FIFA per celebrare i giocatori più forti di sempre: insieme a lui, altri undici olandesi tra cui, ovviamente, Cruijff.

Su una cosa Neeskens batté Cruijff: divenne il primo giocatore straniero premiato dalla rivista "Don Balon" come migliore della Liga: Neeskens vinse la prima edizione del 1976, Cruijff le successive due.

Neeskens è sempre stato la spalla di Cruijff: non c’è stato l’uno senza l’altro. Uno scudiero quanto la sua compensazione.

Questo è stato Johannes "Johan" Jacobus Neeskens: giocatore duttile, giocatore eclettico, giocatore instancabile ed irruento, eroico, uno che non rinunciava mai a mettere la gamba e a vedersi uscire dal sangue da naso, ginocchia e gomiti, pronto a recuperare palloni da una parte all’altra del campo, quanto calciare rigori. Un predestinato in quanto un giocatore universale e completo: la garra al servizio del rettangolo verde e dei suoi compagni di squadra.

Di sé, Neeskens diceva di essere un mediano difensivo che sapeva segnare: uno che poteva giocare davanti alla difesa che difendeva, attaccava e segnava. Un leader che ha dato al calcio ciò che ha dato Cruijff, ma meno mainstrem, più gregario e più leone. In un’intervista anni fa, lo stesso Cruijff disse che avrebbe sempre voluto giocatore con un portiere e nove Neeskens al suo fianco: un bell’attestato di stima.

Questo è stato Johann Neeskens, "Johan segundo", il "leone" o chiamatelo come volete. Ma non dimenticatelo: lui era ovunque, vi avrebbe pressato e vi avrebbe portato via il pallone. Ovunque voi vi trovavate.

Fotografie e video
  1. 9 Luglio 1974 - Neeskens in nazionale, al tiro nella finale del campionato mondiale di calcio 1974 tra Paesi Bassi e Germania Ovest; Beckenbauer cerca di opporsi alla conclusione, sotto lo sguardo di Rep e Breitner - CC BY 4.0 - via Wikipedia
  2. Johan Neeskens - CC BY 3.0 - via Wikipedia
  3. Milano, stadio San Siro, 9 gennaio 1974. I giocatori dell'Ajax, Wim Suurbier (a sinistra), Johan Neeskens (al centro) e Arie Haan (a destra), escono dal campo contrariati dopo la sconfitta 0-1 subìta contro il Milan, nella finale di andata della Supercoppa UEFA 1973; gli olandesi si rifaranno nella gara di ritorno, giocata sette giorni più tardi all'Olympisch Stadion di Amsterdam, vincendo in goleada 6-0 e facendo loro il trofeo, alla sua prima edizione ufficiale dopo l'esordio ufficioso del 1972 - via Wikipedia
  4. Ajax tegen Feyenoord, v.l.n.r. Neeskens, Cruijff, Israel, Paele en Rep - CC0 1.0 Universal Public Domain Dedication - via Wikipedia
  5. Feyenoord tegen Barcelona 0-0, Europacup; v.l.n.r. Jansen Neeskens (Barcelona), Schoenmaker en Cruijff (Barcelona) - CC0 1.0 Universal Public Domain Dedication - via Wikipedia
  6. 9 Luglio 1974 - Finale dei Campionati del Mondo di Calco del 1974. Nazionale Olandese (da destra): Johan Cruyff, Jan Jongbloed, Arie Haan, Rob Rensenbrink, Wim Rijsbergen, Johnny Rep, Wim Suurbier, Wim Jansen, Wim van Hanegem, Ruud Krol e Johan Neeskens. - Bundesarchiv, Bild 183-N0716-0311 / Mittelstädt, Rainer / CC-BY-SA 3.0 - via Wikipedia
  7. 9 Luglio 1974 - Finale dei Campionati del Mondo di Calco del 1974 a Monaco. Neeskens segna il penalty del momentaneo 0-1. La finale finisce 2-1 per i tedeschi che si laureano Campioni del Mondo - CC0 1.0 Universal Public Domain Dedication - via Wikipedia

Simone Balocco

Novarese del 1981, scrive da anni di calcio e storia, le sue due grandi passioni. Per intenderci: la sua tesi di laurea verteva sullo sport nella sua città e la materia era storica. I suoi idoli giornalistici sono Gianni Brera e Indro Montanelli e segue il calcio da quando ha visto per la prima volta una puntata di "Holly e Benji". Tra le sue collaborazioni, spiccano il blog Cittadinovara.com ed il sito derbyderbyderby.it.
Lo trovi su Twitter come @SimoneBalocco