Se digitiamo "Gianluca Vialli" su Google e clicchiamo su "notizie", avremo una serie di link ad articoli che rimandano alle condizioni di salute dell'ex giocatore e alla sua malattia. Se clicchiamo su "immagini", invece, faranno capolino alcune recenti immagini dello stesso Vialli con il volto tirato e minato dalla malattia che lo sta affliggendo da qualche tempo.
Eh già, Gianluca Vialli sta combattendo contro un tumore, non lo ha mai nascosto. Anzi, è consapevole e sta dimostrando una grande forza d'animo nel parlare di una qualcosa di cui molti non vogliono parlarne. E nel libro "Goal", edito lo scorso anno, ha voluto raccontare 98 storie di sportivi di successo che hanno avuto difficoltà prima di emergere. In fondo all'opera c'era una storia in più, la 99a: la sua, con i problemi della sua malattia.
Chi ama il calcio non può che essere rimasto colpito da quanto accaduto all'ex attaccante di Sampdoria, Juventus, Chelsea e Nazionale. Un uomo forte, coraggioso, determinato e con un innato spirito guascone che sta combattendo la sua sfida più difficile. Altroché le finali giocate quando era calciatore.
Quando si pensa a Gianluca Vialli, vengono in mente tante cose: lo scudetto con la Samp e la finale di Coppa dei Campioni persa a Wembley contro il Dream Team di Cruijff; le vittorie con la Juventus e la Champions League alzata quattro anni dopo la finale londinese con la fascia di capitano; il biennio 1988-1990 che vide il calciatore leader e faro dell'attacco della nostra Nazionale che fallì le vittorie europee e mondiali; l'esperienza in campo ed in panchina con il Chelsea.
Ma per parlare di Gianluca Vialli, necessita riavvolgere il nastro della storia (calcistica) alla stagione 1980/1981, quando un 17enne riccioluto di Cremona debuttava nella squadra della sua città, la Cremonese di mister Guido Vincenzi. Dopo aver fatto le giovanili nella squadra del Pizzighettone (paese ad una ventina di chilometri da Cremona), quell'anno fu tesserato dalla Cremonese del Presidente Domenico Luzzara impegnata nel girone A di Serie C1.
Giocò solo due partite quella stagione e la squadra fu promossa in Serie B dopo tre stagioni. Dalla stagione successiva, Vialli divenne titolare e vestì il grigiorosso per le successive tre stagioni , contribuendo fortemente nell'ultima alla promozione della squadra in Serie A dopo 54 anni, ovvero dalla prima presenza datata 1929/1930. Alla guida del team lombardo, Emiliano Mondonico.
Era forte Gianluca, fisicamente e tecnicamente. Era giovane, aveva davanti ancora tantissimi anni per migliorarsi.
Gli anni in grigiorosso gli permisero di essere convocato dal Ct Azeglio Vicini in Under 21: divenne l'attaccante di riferimento, il leader di una generazione di fenomeni che tra il 1984 ed il 1986 vinse la medaglia di bronzo e la medaglia di argento agli Europei di categoria. Giocatori che hanno segnato il calcio italiano tra gli anni '80 e '90 successivamente.
Ma in Serie A la stagione successiva Vialli non la disputò sotto il Torrazzo: nell'estate 1984 Vialli salutò la città delle tre T e passò all'emergente Sampdoria di Paolo Mantovani.
Il nuovo Doria necessitava di un attaccante come Vialli e nel giro di pochissimi anni la squadra si dotò di grandi talenti: da Lanna a Mannini, da Vierchowod a Pari, da Luca Pellegrini ad Aleksej Michajličenko, da Graeme Souness a Salsano e Toninho Cerezo. Roberto Mancini, il futuro gemello del gol con Vialli, vestiva la maglia blucerchiata dall'estate 191 e cercava un partner adatto al suo modo di giocare in campo. Quel compagno fu Gianluca Vialli: in sei stagioni i due giocatori segnarono ben 231 reti, diventando i simboli di quella squadra e di una città che vive in maniera passionale il calcio.
Vialli, maglia numero 9 sulle spalle, il numero del vero bomber, diventò un idolo della Curva Sud del "Ferraris".
L'attaccante classe 1964 rimase sotto la Lanterna otto stagioni, diventando il simbolo di una piccola squadra che divenne tra le più forti e temute non solo in Italia, ma anche in Europa.
Qualche numero di Vialli alla Sampdoria? 321 presenze, 141 reti, uno scudetto, tre Coppe Italia, una Supercoppa italiana, una Coppa delle Coppe unite alle brucianti sconfitte in finale in Coppa delle Coppe (1988/1989) ed in Coppa delle Coppe (1991/1992) entrambe per mano del Barcellona. In aggiunta, una vittoria nella classifica marcatori nella stagione 1990/1991, che portò Vialli a diventare il secondo sampdoriano (dopo Brighenti nel 1960/1961) a segnare più gol di tutti in una stagione in Serie A. Dopo di lui, ci riuscirà solo Quagliarella nella stagione 2018/2019.
E pensare che con mister Bersellini, Vialli fu oggetto di critiche e non seppe dare il meglio di sé. Vujadin Boškov, successore del "sergente di ferro", lo plasmò in un attaccante dal fiuto incredibile sotto porta e con una visione di gioco senza eguali allora in Italia.
Il talento e la bravura di Vialli fecero tirare fuori a Gianni Brera un nomignolo per il giocatore: essendo nativo della città dei violini, Vialli divenne "StradiVialli", in onore di Antonio Stradivari, il liutaio costruttore dei violini più bella storia dell'umanità.
La brutta sconfitta di Wembley in Coppa dei Campioni, maturata nei supplementari per colpa di una punizione potentissima di Koeman, aveva distrutto i sogni di gloria della Boskov band che pensava di vincere la coppa (visto che aveva giocato meglio della squadra blaugrana). E nel giro di pochi anni i migliori giocatori lasciarono la squadra di Mantovani, morto nell'ottobre 1993. Ma prima di lasciare la squadra, i giocatori doriani fecero un patto: non si sarebbe lasciato il Doria prima della vittoria dello scudetto. Scudetto che arrivò e che spinse la squadra genovese alla sua prima partecipazione alla Coppa dei Campioni e ad una cavalcata incredibile fino alla finale.
Poche settimane dopo la finale di Wembley, l'annuncio: Vialli alla Juventus per 40 miliardi comprensivi della cessione di ben quattro giovani. La Vecchia Signora si svenò per accaparrarsi l'attaccante italiano più forte del tempo, con l'intenzione di vincere quello scudetto che mancava dalla stagione 1985/1986.
La Juventus di quei tempi non era equiparabile a quella di oggi: poca programmazione, acquisti dubbi, tante delusioni. Ma la colpa non era solo dei bianconeri: in quel periodo erano più forti (ed organizzate) il Milan, il Napoli, l'Inter, la novità Parma e la stessa Sampdoria.
La Juve di quegli anni poté però contare su un tridente d'attacco spaventoso come tecnica e capacità realizzativa: Vialli, Baggio e Ravanelli. Ed in rampa di lancio c'era anche un giovane attaccante arrivato dal Padova di nome Alessandro del Piero di cui si diceva un gran bene.
Il bomber di Cremona rimase in bianconero fino alla stagione 1995/1996 disputando 145 partite, segnando 53 reti e vincendo molto: uno scudetto, una Coppa Italia, una Coppa Uefa, una Supercoppa Italiana e la Champions League che lui alzò da capitano, sotto il cielo di Roma, il 22 maggio 1996. Per la Juve il secondo trofeo, per il numero 9 allora in maglia gialloblu la rivincita quattro anni dopo la beffa inglese.
Con quella vittoria, Vialli entrò nella storia del calcio europeo, avendo vinto le tutte le coppe europee per club.
E pensare che Vialli non aveva iniziato bene la sua esperienza juventina, un po' come avvenne i primi due anni a Genova. Con l'arrivo di Marcello Lippi al posto di Trapattoni, Vialli divenne ancora più determinante di quanto non lo fosse allora.
Nell'estate 1996, Vialli salutò Torino e l'Italia per andare a giocare all'estero. Era da poco entrata in vigore la "legge Bosman" e le squadre europee stavano iniziando a tesserare molti giocatori provenienti dai Paesi comunitari.
La nuova squadra di Vialli fu un club di Londra che oggi è una potenza europea (come vittorie come risonanza economica), ma che allora non vinceva il titolo da quarantuno anni: il Chelsea. Lo seguirono altri due "colleghi" italiani, Roberto di Matteo e Gianfranco Zola.
In tre stagioni, Vialli vinse una Coppa d'Inghilterra ed una Coppa di Lega inglese, oltre alla Coppa delle Coppe e la Supercoppa europea, avendo la meglio sui campioni d'Europa uscenti del Real Madrid. Il bello è che questi trofei al Chelsea li vinse anche da allenatore, oltre ad un'altra Coppa di Inghilterra ed un Charity Shield. Con il Chelsea rimase coach fino all'estate 2000, classificando la squadra al quarto, terzo e quinto posto.
Vialli andò poi ad allenare il Watford di Elton John: l'esperienza fu negativa (e non solo per demeriti suoi) e dall'estate 2002 ha deciso di lasciare la panchina e di fare l'opinionista televisivo, diventa ideatore di campagne di crowdfunding per la lotta alla SLA e ai tumori.
Se come giocatore di club sulla carriera di Vialli non c'è nulla da eccepire, sulla sua esperienza in Nazionale il giocatore ha deluso le attese. Non tanto per il fatto che contribuì a portare l'Under 21 due volte sul podio (1984 e 1986) nell'Europeo di categoria e a portare i "grandi" al terzo posto negli Europei del 1988, ma per il suo apporto alla Nazionale maggiore nella manifestazione più importante ed attesa, quella dove c'è ancora oggi il rimpianto maggiore: Italia '90.
Reduce da (come detto) 92 gol segnati tra campionato e coppe con la Sampdoria in sei stagioni, l'allora Commissario tecnico Azeglio Vicini, che con Vialli ebbe sempre un gran bel rapporto, mise l'attaccante cremonese leader della truppa azzurra candidata numero uno alla vittoria finale.
Peccato che Vialli fallì le attese, arrivando in condizioni non ottimali e mancando il gol in ogni partita cui è stato impiegato. Il "Vialli della situazione" è stato invece la sua riserva, Salvatore Schillaci.
Leggendo la carriera di Vialli, la parola che potrebbe venire subito a galla è "incompiuto". Ed un po' è vero, anche perché ha dato meno di quanto si sarebbe aspettato. O meglio: ha dato tanto al calcio italiano allora, ma avrebbe potuto fare ancora di più. Sopratutto in Nazionale, dove tra il 1988 ed il 1990 c'era davvero la possibilità di fare un double incredibile tra Europeo e Mondiale, un'occasione più unica che rara.
Eppure Vialli ha rappresentato in Europa il meglio del calcio italiano di allora: forza fisica, dinamismo, fiuto del gol, leadership in campo e fuori.
Da tempo l'ex calciatore lotta contro un male terribile e le ultime sue immagini lo traggono molto cambiato, tirato e debilitato. Ma lui non molla e non indietreggia.
Si diceva che volesse rilevare la Sampdoria a capo di una cordata di imprenditori prendendo il posto di Ferrero per la gioia di tanti tifosi doriani, ma la cosa non andò in porto.
In compenso, l'ex "Luca-gol" è stato nominato capo-delegazione della Nazionale italiana per i prossimi Europei itineranti del 2020, voluto dal suo amico Roberto Mancini, oggi Commissario tecnico azzurro. Un riconoscimento di spessore e assegnato ad un uomo che non si vuole arrendere e che lotta come e più che può.
Vialli ha sempre detto che non sta affrontando una battaglia perché il suo avversario potrebbe essere più forte di lui. Ed infatti, nonostante la sofferenza, lui ha sempre detto (senza problemi, va detto) di vivere da qualche anno con un ospite "indesiderato" e spera che questo ospite (il tumore) possa lasciarlo perché ha trovato un combattente che non si fa piegare. E spiace ora vederlo combattere contro un qualcosa che forse sarà più forte di lui. Se riuscirà a sconfiggere il male, sarà la cosa più bella che ha fatto nella sua carriera. Più dei capelli ossigenati alla Samp, più che alzare la Champions, più che fare il giocatore-allenatore.
Bertolt Brecht diceva "Chi combatte rischia di perdere, chi non combatte ha già perso". Gianluca Vialli, classe 1964 da Cremona, ha già vinto. Ora non gli rimane di portare le sue figlie all'altare come ha promesso loro.
- Gianluca Vialli alla Cremonese nella stagione 1983-1984. - via Wikipedia
- Genova, stadio Luigi Ferraris, estate 1991. Gianluca Vialli e Roberto Mancini alla Sampdoria all'inizio della stagione 1991-1992, con indosso la nuova maglia scudettata. - via Wikipedia
- Genova, stadio Luigi Ferraris, 19 maggio 1991. Al termine della vittoriosa sfida interna contro il Lecce (3-0) valevole per la 33ª giornata del campionato italiano di Serie A 1990-1991, i giocatori della Sampdoria — Fausto Pari, Gianluca Vialli e Moreno Mannini — festeggiano la vittoria dello scudetto. - via Wikipedia
- Milano, stadio Giuseppe Meazza, 2 aprile 1995. Roberto Baggio, Fabrizio Ravanelli e Gianluca Vialli festeggiano al termine della classica tra Milan e Juventus (0-2) valevole per la 25ª giornata del campionato italiano di Serie A 1994-1995. - via Wikipedia
- Roma, stadio Olimpico, 22 maggio 1996. Gianluca Vialli solleva il trofeo della UEFA Champions League 1995-1996 dopo la vittoriosa finale contro l'Ajax (1-1 d.t.s., 4-2 d.c.r.) - via Wikipedia
- Vicenza, stadio Romeo Menti, 2 aprile 1998. Da destra: l'attaccante e player manager londinese Gianluca Vialli alle prese con un avversario vicentino, nella sfida tra Vicenza e Chelsea (1-0) valevole per la semifinale di andata della Coppa delle Coppe 1997-1998. - via Wikipedia
- Napoli, stadio San Paolo, 3 luglio 1990. La formazione dell'Italia scesa in campo contro l'Argentina nella semifinale del campionato del mondo 1990. Da sinistra, in piedi: W. Zenga, P. Maldini, F. De Napoli, R. Ferri, G. Bergomi (capitano); accosciati: F. Baresi, G. Giannini, R. Donadoni, S. Schillaci, G. Vialli, L. De Agostini. - via Wikipedia