Amarildo Tavares da Silveira

Amarildo Tavares da Silveira

Difensore, nato Campos dos Goytacazes (Brasile), il 29 luglio 1939

Fui convocato per la Coppa del Mondo di calcio del 1962. Il Brasile era chiamato alla contesa per il Trofeo Jules Rimet in Cile. Avevo 22 anni. Giocavo nel Botafogo con Mané Garrincha. E sapevo di dover fare la riserva.

Perché ero sicuro di fare la riserva? Ma perché davanti a me c’era Pelé! E di “O Rei” sarebbero stati tutti la riserva!

Così affronto la Coppa del Mondo in Cile. Felice di esserci e rassegnato a non giocare. Mai.

Poi, al 27’ minuto di gioco della partita della seconda fase a gironi tra la Cecoslovacchia e il Brasile, succede che Pelé si strappa un muscolo della coscia. A quei tempi non erano ancora consentite le sostituzioni così “O Rei” fu costretto a stringere i denti e a continuare pur di non lasciare i nostri compagni in inferiorità numerica. I cecoslovacchi avrebbero potuto approfittarne ma, era tanto e tale il rispetto e l’ammirazione che nutrivano per Pelé, che rifiutarono di contrastarlo. Josef Masopust in persona disse ai suoi compagni che quando Pelé prendeva la palla non dovevano affrontarlo. Non sarebbe stato giusto approfittare di una situazione del genere. Così la partita terminò con un pareggio a reti bianche e Pelé infortunato.

Ecco come il fato mi regalò un’opportunità!

Nella semifinale con la Spagna toccherà a me prendere il posto di “O Rei”.

Non ho sentito alcuna pressione, mi hanno solo chiesto di fare quello che ero da sempre abituato a fare. E così ho fatto quello che facevo con il Botafogo, dove giocavo al fianco di Didi, Zagallo, Garrincha e Nilton Santos. Anche con la pesante maglia verdeoro non è stato un problema, non ero affatto nervoso perché non cambiava nulla per me. Poi Pelé è rimasto con noi e ci ha incoraggiati a uno a uno e a me ha detto: ‘Garoto! Gioca il tuo calcio, sei un grande giocatore!’. Ed è quello che ho fatto. Pelé non ha giocato, ma è stato lì con noi tutto il tempo, ci ha dato supporto, era un grande aiuto, era un vero compagno di squadra anche quando non giocava.

Così ho avuto la mia occasione e con serenità ho giocato il mio calcio. Vinciamo la semifinale contro la Spagna per 2 reti ad 1, e quelle due reti le ho segnate io, “O Garoto”.

In finale ritroviamo i gentiluomini cecoslovacchi ma questa volta è partita vera. Vinciamo. 3 a 1. Onore a Josef Masopust e ai suoi compagni. Siamo campioni del mondo per la seconda volta consecutiva… e ho segnato di nuovo.

Le parole liberamente attribuite a Amarildo Tavares da Silveira sono state ricostruite attraverso libri, interviste e altre fonti storiche, sono ispirate a fatti realmente accaduti e in seguito romanzate.