Zbigniew Kazimierz Boniek

Zbigniew Kazimierz Boniek

Attaccante, nato a Bydgoszcz (Polonia), il 3 marzo 1956

“A nche io, come i giocatori italiani, ho iniziato a giocare in strada. È lì che si formano, in tutto il mondo, i buoni giocatori e forse anche le buone persone. Noi in Polonia in strada dimostravamo subito quello che sapevamo fare meglio. Chi correva, chi picchiava, chi calciava con destrezza. E ognuno veniva subito indirizzato dove il talento lo portava. In strada vige, da sempre, la legge del più forte. Ma con una eccezione: il proprietario del pallone. Io ero piccolo, gracile ma avevo una smagliante sfera di cuoio. L’avevo perché mio padre giocava in Serie A e anche questo accendeva su di me una luce particolare.

Posso assicurare che anche sotto il regime comunista non ho mai visto nessun polacco chiedere l’elemosina ai bordi delle strade. Si lavorava tutti, in ogni casa si mangiava e non mancava quasi niente. Certo mancava la cosa più importante, la libertà. E a noi giovani era vietato sognare un futuro migliore.

Arrivai nello spogliatoio della Juventus e trovai dei campioni, ma sorridenti e accoglienti. Capìi che dovevo vestirmi meglio, visto il loro look. Al primo allenamento chiesi a Zoff se dovevo dargli del tu o del lei. Lui mi guardò e sorrise. Era una squadra fantastica. Nove italiani e due stranieri, io e Platini. E, se posso dirlo, due stranieri di qualità. A me sembra questa la miscela giusta.

Durante una partita Juventus-Napoli nello spogliatoio ci dicemmo che l’unico modo per fermare Maradona era menargli di brutto. Ma dopo dieci minuti in campo ci guardammo e ci dicemmo che no, era troppo bello vederlo giocare.

Ho un ricordo angoscioso della notte dell’Heysel. Noi non volevamo giocare. Fummo costretti, per ragioni di ordine pubblico. Noi sapevamo che ci avrebbero dato addosso comunque: se avessimo giocato sul serio, se non lo avessimo fatto, se avessimo esultato per un gol e se non lo avessimo fatto. Noi sapevamo che c’erano dei morti ma non la proporzione. [Quando] scoprìi che i morti erano stati trentanove […] fui distrutto.

Il palmarès dei bianconeri sarà forse ricco di trofei, ma in quanto a baldoria, lì sono veramente pessimi! Bisognava giocare, vincere e basta! Ogni tanto avevo l’impressione di andare al lavoro in fabbrica.

Bello di notte.
(Gianni Agnelli)

Fotografia Supercoppa UEFA 1984 da Wikipedia