Justin debutta nel calcio professionistico con il Norwich City nel 1979.
È un buon attaccante e Brian Clough, allenatore del Nottingham Forest, decide di portarlo al “Garibaldi” spendendo ben un milione di sterline. Justin diventa il primo giocatore di colore britannico valutato un milione di sterline. È il 1981.
Tutto sembra andare a gonfie vele per Justin. È giovane, promettente ed è arrivato in quella che è una delle squadre più forti dell’epoca, capace di vincere due Coppe dei Campioni consecutive. Ma ad un certo punto l’ascesa di Justin si arresta bruscamente. Certo l’infortunio al ginocchio conta tanto ma ancora di più contano i contrasti con Brian Clough.
Giravano infatti delle voci maligne su Justin. Voci di frequentazioni sconvenienti: gay bar e locali notturni per gay.
Clough ne era disturbato. Ne era letteralmente disgustato e com’è suo solito non le manda a dire: “Sei un fottuto finocchio! Dove vai se vuoi una pagnotta?” Gli dice.
“Da un fornaio, immagino.” Risponde titubante Justin.
“Dove vai se vuoi un cosciotto d’agnello?”. Lo incalza Clough.
“Da un macellaio.” Continua Justin
“Allora perché continui ad andare in quei cazzo di locali per froci?”
Sono passati quasi dieci anni e nel 1990 Justin prende una decisione storica. Justin decide di uscire allo scoperto. Justin diventa il primo giocatore professionista inglese a dichiararsi pubblicamente gay. La decisione viene accolta con ostilità.
Da tutti.
Dal mondo sportivo.
Dalla comunità nera britannica, che ritiene di essere stata coperta di vergogna. Un importante settimanale giudica questo grande atto di coraggio: “un affronto alla comunità nera… un danno d’immagine… patetico e imperdonabile.”
E dal suo stesso sangue. Il fratello John infatti, anche lui buon attaccante con la “Crazy Gang” del Wimbledon, lo rinnega pubblicamente.
Justin confessa di sentirsi “solo e disperato.” Justin si toglie la vita il 3 Maggio 1998.