“S inceramente non so perché i miei genitori mi abbiano chiamato Enzo. Ai miei piaceva l’Italiano e poi è un nome corto, immediato. In Italia ho scoperto che Enzo viene da Vicenzo, e che Vicenzo è molto più usato, ma i miei, dato che il cognome è lungo, optarono per la versione ridotta.”
“Un po’ prima della finale di Coppa Intercontinentale del 1996 tra il River e la Juventus lessi che Zidane disse che sarebbe stato un onore affrontare il River perché ci giocavo io. Scoprii che da ragazzino, quando giocavo nel Marsiglia, veniva a spiarmi durante gli allenamenti e che aveva chiamato suo figlio come me, così dopo la partita gli regalai la mia maglietta. Più tardi ho saputo che la usava per dormirci, come pigiama, durante i ritiri della Coppa del Mondo e con la Juve.”
“I tifosi del Boca mi chiedono autografi. Sì, tirano fuori dal portafoglio un biglietto di una partita e mi dicono: “Sono del Boca ma tu eri troppo speciale e poi io ero alla tua partita d’addio”. E mi fanno vedere il biglietto che hanno tirato fuori dal portafoglio. Il biglietto di quella partita. È successo più di una volta. E quando sono andato alla Bombonera alla partita tributo di Diego, nessuno mi ha fischiato, anche se io ho giocato per il River.”
“Diego doveva prendere parte alla partita d’addio che era stata organizzata in mio onore, ma poi in vari forum i tifosi del River si sono mobilitati per non farlo venire, e così è stato. Diego per non creare problemi non è venuto. Mi è spiaciuto ma non è stato un problema. Con i miei migliori amici non discuto di tre cose: religione, politica e calcio, cose in cui uno, che sia nel giusto o no, difende una causa.”
“In più il papà l’ha portato a vedere al Virage Nord, alla curva dell’OM al Velodrome, l’unico vero principe del Río de la Plata, Enzo Francescoli. Se ne chiamano un altro “principe” per forte che sia, lo si deve al fatto o gli assomiglia fisicamente o è ispirato a lui perché di principe ce n’è uno solo e Zidane se ne accorge subito. Quella capacità di pettinare la palla, quel modo di muoversi da trequartista che è anche una mezzala, alle volte triste, con poche concessioni emozionali alla partita.”
(Federico Buffa racconta Storie Mondiali)