Bandiera del Leeds United con cui ha giocato dal 1963 al 1975 per un totale di 383 presenze e 83 reti, e di cui è stato un pilastro nell’era più fiorente del club di Elland Road. Faceva coppia in quel centrocampo con un mostro sacro dei Whites, Billy Bremner.
Nella prima parte della sua carriera, Jonny subisce qualche brutto colpo, come il tackle di Johnny Watts del Birmingham City che poteva davvero costargli la carriera o la lesione ai legamenti del ginocchio per un altro durissimo tackle ad opera di Eddy McCreadie durante una partita a Stamford Bridge.
“Ero un giocatore creativo, diciamo anche con fantasia, per questo all’inizio della mia carriera ho subito dei bruttissimi interventi che non mi hanno solo procurato degli infortuni, ma hanno lasciato delle brutte ferite, anche psicologiche, e così mi sono detto: ‘Bene Johnny, questa è una giungla, e in una giungla è meglio essere un leone che un agnello.’”
“Lasciate che vi dica una cosa su Matt Busby: lui era un grande manager e il Manchester United non sarebbe mai arrivato dov’è arrivato se non ci fosse stato lui. Era un dio in quel club, ma non era un dio per me. Il calcio è così a volte.”
“Quello che il Don (Don Revie) ha fatto a Leeds è stato incredibile. Il Don non ha rivitalizzato una squadra. Il Leeds non aveva storia. Ha creato tutto dal nulla. Quella era zona di rugby. Quando ho fatto il mio esordio, eravamo ancora in Second Division, a vedere quella partita c’erano 15.000 persone. 15.000 persone per un fottutissimo incontro di Second Division.”
“(Brian Clough) era un maledetto bastardo e arrogante per giunta, ma devo riconoscere che quello faceva parte del suo essere un genio.”