“S to mona de inglisc, xe bravo quando che xe facile. Quando xe ora de sofrìr, el salpa par la sua isola“.
(Nereo Rocco)
“Noi inglesi crediamo di essere ossessionati dal calcio, ma non saremo mai così pazzi come gli italiani. Non dimenticherò mai la mia prima volta a Venezia – non ricordo Piazza San Marco, né il Ponte dei Sospiri o le serenate dei gondolieri, ma frutta e ortaggi che volavano contro di me. Stavamo andando allo stadio in vaporetto. Pensavo che avrei potuto godermi il panorama dal bordo della nave, ma i miei compagni mi dissero che era meglio mettersi al riparo. Sapevano bene che, ogni volta che la nave fosse passata sotto un ponte, saremmo stati bersagliati da pomodori marci. Se eri di Milano, eri odiato in qualsiasi altra regione d’Italia. Il derby contro l’Inter era la partita più tranquilla del calendario!
A Palermo fu anche peggio. C’erano recinzioni alte 40 piedi e sopra arrampicati centinaia di tifosi per colpirci più facilmente. Dopo quella partita, mi sedetti all’ultima fila del pullman. Si avvicinò Trapattoni e mi disse: “No Jimmy, non qui”. Mi trascinò verso la parte anteriore del bus, poco prima che tutti i vetri posteriori finissero in pezzi.
E pensare che gli hooligans erano “la malattia inglese”. Anche noi abbiamo avuto i nostri problemi, ma certamente gli italiani ne hanno sofferto molto prima.
In quel periodo giocava in Italia, al Torino, anche Denis Law. A nessuno di noi due piaceva la mentalità del calcio italiano: troppi ritiri, si andava via per metà settimana, soggiornando in hotel o residence. Rocco una volta mi chiuse a chiave in stanza, così scappai dalla finestra: camminai su un cornicione, poi atterrai su una finestra del corridoio e infine trovai la libertà attraverso la reception principale.”
(Jimmy Greaves)