“Nobody is able to evade Jesus except Stan Libuda.”
Ha giocato nel mio stesso ruolo, ma molto prima di me, un Inglese. Alto, smunto, dinoccolato. A guardarlo non gli avresti dato un Marco bucato. Ma quando entrava in campo e iniziava a dribblare gli avversari beh allora non ti restava che alzarti in piedi e spellarti le mani dagli applausi. Stanley Matthews si chiamava. Per gli amici semplicemente Stan.
Stan l’Inglese aveva letteralmente inventato un tipo di dribbling: il “Matthews trick”, cioè una finta di corpo a sinistra che sbilancia l’avversario e poi via a destra. Geniale nella sua semplicità! Ridete? Troppo semplice dite! Beh provateci voi lanciati in corsa contro un difensore che vuole fermarvi ad ogni costo!
Io senza saperlo facevo lo stesso identico movimento, lo avevo nel DNA. Lo facevo uguale, un po’ più veloce però. Per questo mi considerano il maestro dell’arte del dribbling nell’Ovest della Germania dove sono nato. O almeno uno dei maestri: dicono che abbia sublimato l’arte di Sir Stan. Ed è per questo che tutti hanno iniziato a chiamarmi Stan, che con il mio none di battesimo non c’entra niente, ma con il mio stile di gioco c’entra eccome!
Ad ogni modo ho un piccolo problema: io sono timido. Molto.
Per un calciatore può essere una disgrazia. Già nel tunnel che porta al campo di gioco gli avversari iniziavano a bersagliarmi di insulti. Vorrei scappare per l’imbarazzo. Poi entro in campo e quella vergogna la trasformo, come per magia, in una forza superiore. Prendo palla e punto lo stopper che continuava a darmi del figlio di puttana e lo ubriaco di finte prima di saltarlo netto. Sir Stan era capace di farti impazzire e poi fermarsi e chiederti scusa per averti messo in imbarazzo. Io invece li voglio umiliare! Aspetta un attimo! Quello è il terzino destro! Quello che gentilmente mi spiegava che ero figlio di mille padri. Il portiere può aspettare. Gli corro incontro palla al piede e lo sfido e anche lui si prende una bella dose di umiliazione sul campo! Adesso tocca al portiere. Lui in verità non mi ha fatto niente ma nel calcio bisogna segnare… quindi! Tooooooorrrrrrrrrr!
In Germania c’è una rivalità acerrima tra le città di Gelsenkirchen e Dortmund, rivalità che come potete immaginare si riflette poi sul rettangolo di gioco. Le due squadre danno infatti vita al Revierderby, o se preferite il Derby della Ruhr. Bene io ho giocato per lo Schalke 04 e per il Borussia!
Allo Schalke che è la mia squadra del cuore ho dato l’anima. Al Borussia ho regalato la prima coppa europea. Nel 1966 in finale di Coppa delle Coppe contro il Liverpool ai tempi supplementari ho siglato il gol della vittoria. Questa è anche la prima coppa europea mai vinta da una squadra tedesca.
I tifosi del Dortmund e dello Schalke si detestano, si odiano, ma quando parlano di me sono tutti d’accordo: sono il migliore che abbiano mai ammirato. Io li ho messi tutti d’accordo: al mio funerale c’erano fianco a fianco tifosi di entrambe le squadre e questo mi ha reso orgoglioso.
Un piccolo processo di pace calcistica!