“I o non ho mai commesso falli cattivi, le mie reazioni sono istintive. Del resto sono latino […]. E per i latini il calcio è anche furbizia.”
(Paolo Montero)
Nasce a Montevideo da una famiglia benestante e, seguendo le orme paterne, il padre Julio Montero Castillo era stato un calciatore, difensore, e con la nazionale Uruguaiana aveva preso parte alla Coppa del Mondo in Messico nel 1970, diventa anche lui difensore.
Inizia la sua carriera agonistica in patria, nelle fila degli aurinegros del Peñarol con César Luis Menotti, e sempre con il Peñarol la finisce, ma gran parte di essa si svolge nel Bel Paese con le maglie dell’Atalanta prima e della Juventus poi: con quest’ultima vince 5 campionati, una Supercoppa UEFA e una Coppa Intercontinentale e disputa 3 finali di Champions League.
Difensore dotato di buona tecnica, dirige la retroguardia con personalità e lucidità. Solitamente schierato come stopper o libero, all’occorrenza ricopre, seppur molto controvoglia, arrivando financo a litigare coi suoi allenatori per la cosa, anche il ruolo di terzino sinistro.
Dal carattere deciso, non lesina mai le maniere forti e spesso al limite del regolamento: nel corso della sua carriera in Serie A riceve 16 cartellini rossi, cosa che lo rende il primatista assoluto in questa particolare graduatoria.
“Sono diventato juventino il primo giorno che sono arrivato a Torino, quando mi sono reso conto quanto la Juventus fosse odiata dal resto delle tifoserie d’Italia. Il loro odio io l’ho trasformato in amore per la Juventus. Contro tutto e tutti. Quella maglia era una corazza…”
(Paolo Montero)