Torino. Sono le 06.30 del mattino.
Squilla il telefono.
È lui.
Lo so.
Me lo avevano detto.
“Stava dormendo Platini?”
Rispondo in una frazione di secondo.
“Non ancora Avvocato”.
L’alba di una profonda amicizia.
Quando compì 70 anni, ha dato una festa a Parigi, da Chez Maxim’s.
Avevo ricevuto l’invito, c’era scritto ‘black tie’, mi sono presentato con una cravatta nera, non sapevo che volesse dire smoking.
Gli ho portato in regalo il mio primo pallone d’oro.
Lui è rimasto molto colpito e mi ha chiesto: ma è tutto d’oro? Gli ho risposto: scherza? L’avrei tenuto.
Se l’è portato a casa, adesso ce l’ha John (Elkann).
Quella sera, poi, ha fatto uno speech in francese e in italiano e ha parlato di tre persone, di suo nonno, di Kissinger e di me, dicendo: abbiamo preso un giocatore da un Paese che non capisce niente di calcio e ci ha insegnato a giocare a pallone.
Quella sera sono rimasto impressionato, ho sentito qualcosa di profondo.