Giocatore dotato di grande tecnica, eccelleva nel dribbling, spesso effettuato col gesto tecnico dell’elastico, o “flip-flap” di cui è considerato l’inventore. In realtà però ha sempre dichiarato: “Sérgio Echigo dice di aver inventato lui questo genere di dribbling, ma è certo che a perfezionarlo sono stato io!”.
Famoso per i suoi potenti tiri di sinistro, le punizioni dalla distanza… famosissimo per i grandi baffi.
Nasce a San Paolo del Brasile da una famiglia di immigrati Italiani originaria del Molise, di Macchiagodena in provincia di Isernia.
Inizia da bambino a giocare a calcio a 5 con il Clube Indiano, una piccola squadra della sua città, dopo poco passa però al calcio ad 11 e inizia così la sua avventura con il Corinthians dove milita dal 1965 al 1974.
“Come ti chiami?” gli chiedono quando deve firmare il primo tesserino. “Gli amici mi chiamano Maloca, ma il mio nome è Rivellino, con due elle, è un nome italiano, i miei sono molisani.”
Diviene da subito idolo della torcida del Timão ma sfortunatamente sono questi anni molto bui per il Corinthians e Rivelino non riesce a vincere nessun campionato.
Nel 1974 viene duramente contestato dai suoi tifosi dopo una sconfitta con gli arci-rivali del Palmeiras nella finale del campionato di San Paolo e si trasferisce al Fluminense di Rio de Janeiro: con la casacca tricolor vince due titoli statali (1975 e 1976) diventando l’idolo dei supporters locali e dando vita alla famosa “Tricolor machine”.
Nonostante importanti offerte da club europei preferisce rimanere in Brasile, almeno fino al 1979, anno in cui decide di provare un’ultima esperienza all’Al-Hilal in Arabia Saudita fino al 1981, anno del suo ritiro.
Con la Nazionale brasiliana Rivelino gioca più di 100 partite: la prima a 19 anni. Prende parte al vittorioso mondiale del 1970, in cui segna tre reti: una di queste, una punizione contro la Cecoslovacchia, gli valse il soprannome di “patada atomica” da parte dei tifosi messicani, e a quelli seguenti nel 1974 e nel 1978.