Salvatore Schillaci

Roma.
Stadio Olimpico.
Azeglio Vicini, commissario tecnico della nazionale Italiana si alza dalla panchina. Non ci è stato seduto granché per la verità.
Durante il primo tempo la sua Italia ha attaccato costantemente, gli Austriaci si sono difesi con ordine.
Il secondo tempo inizia così com’è finito il primo: gli azzurri attaccano, gli Austriaci difendono.
Vicini lo sa che bisogna iniziare con il piede giusto il Mondiale casalingo del 1990. Ma a questo punto deve prendere una decisione. Manca solo un quarto d’ora alla fine della partita.
“Notti magiche, inseguendo un gol…”. Così cantano la Nannini e Bennato. Gli azzurri stanno giocando bene e continuano ad inseguirlo quel gol per rendere magica la serata.

È il minuto 75.

Bisogna mettere in campo un attaccante. In quei secondi Azeglio pensa: sarà meglio approfittare della fantasia di Roberto Baggio o sfruttare la voglia, la fame, l’incoscienza di quel giovane Siciliano che si è guadagnato il Mondiale all’ultimo momento dopo una grande stagione alla Juventus?

È il minuto 75.

Azeglio chiama a se Salvatore Schillaci. In quel momento gli tornano alla mente le parole del Professor Scoglio, allenatore di Schillaci al Messina: “Aveva una voglia di fare gol che non ho mai visto in nessuno.” Ha deciso. Punterà sull’incoscienza.

È il minuto 75.

Esce Andrea Carnevale ed entra sul prato verde dell’Olimpico Salvatore Schillaci. Subito va a prendere posizione a centro area. La partita continua con l’Italia che attacca. L’inesauribile Roberto Donadoni lancia Gianluca Vialli, breve corsa palla al piede e cross splendido. Al centro dell’area in agguato c’è proprio lui, Salvatore Schillaci che si alza e incorna. È un attimo. Il portiere Austriaco Klaus Lindenberger è battuto, la palla è in rete.

È il minuto 78. Al minuto 78 Salvatore Schillaci non esiste più.
Al minuto 78 del 9 Giugno 1990 nasce Totò.
Notti magiche.