“È stato molto meglio aver scelto l’Alfa Romeo; se fossi andato al Milano avrei percepito lo stipendio, allora assai notevole, di 100 lire mensili e non avrei lavorato. Meglio assai lavorare: con l’ozio c’era il pericolo di rovinare la mia passione, veramente sana, per il calcio e per la mia carriera.”
“Ancora adesso, se debbo pensare al calciatore più utile ad una squadra, a quello da ingaggiare assolutamente, non penso a Pelè, a Di Stefano, a Cruijff, a Platini, a Maradona: o meglio, penso anche a loro, ma dopo avere pensato a Valentino Mazzola.”
(Giampiero Boniperti)
“Era un traccagno di piccola statura e tuttavia così dotato atleticamente da strabiliare. Scattava da velocista, correva da fondista, tirava con i due piedi come uno specialista del gol, staccava e incornava con mosse da grande acrobata, recuperava in difesa, impostava l’attacco e vi rientrava spesso per concludere. Era insieme regista e match-winner. In Valentino Mazzola vedevano tutti il meglio del nostro calcio sopravvissuto alla guerra.”
(Gianni Brera)
“In Valentino Mazzola vedevano tutti il meglio del nostro calcio sopravvissuto alla guerra.”
(Gianni Brera)
“Chi lo conosceva bene lo diceva nel privato chiuso, difficile, introverso, di poche parole e di idee appena essenziali. Coi tifosi era quasi solare, per loro la sua voce, al Filadelfia, quando Valentino guidava anche le partite di allenamento, era bellissima: anche se era strana, un po’ chioccia. È possibile che nasca un altro come lui. È possibile: però Boniperti e anche chi scrive dicono che come Mazzola non hanno visto più nessuno.”
(Giampaolo Ormezzano)
“Ho fatto appena in tempo ad apprezzare da vicino lo straordinario talento di Valentino. In Italia non c’è mai stato un calciatore completo come lui. Né prima, né dopo.”
(Amedeo Amadei)
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- Torino, 11 maggio 1947, Italia-Ungheria (3-2). Valentino Mazzola ha appena superato un avversario e si appresta a tirare - Pubblico Dominio via Wikimedia