È l’estate del 1944. L’esercito Tedesco è in fuga verso Nord, da Calais all’Olanda.
L’11 Settembre gli Alleati bombardano la Wehrmacht nei pressi di Breskens, il paese natale di Wim. Il padre Lo e il fratello Izaak si nascondono in un rifugio che viene colpito. Muoiono entrambi. Durante la guerra Wim perde poi un altro fratello e una sorella.
Questi episodi lo hanno segnato profondamente: ogni volta che si trova ad affrontare una squadra Tedesca diventa particolarmente duro… e cattivo. Il suo odio può essere riassunto da questa frase pronunciata prima della finale dei Mondiali 1974: “Non me ne frega niente finché non li abbiamo umiliati. Hanno ucciso mio padre, mia sorella e due fratelli. Io sono pieno di angoscia. Li odio.”
Dopo la partita che vedrà la vittoria della Germania per 2-1, Wim abbandona il campo in lacrime.
“Perdemmo per ragioni storiche, la nostra nazionale era spaccata in due: da una parte c’era chi voleva umiliare la Germania nel suo salotto, dall’altra chi, sentendosi comunque superiore, non voleva arrivare a tanto. Io ero nel primo gruppo.”
Centrocampista completo Wim, regista davanti alla difesa. Ha le gambe arcuate, sempre leggermente flesse, un incedere caracollante in campo, per questo viene soprannominato “de Kromme”, “il gobbo”.
È ampiamente considerato come uno dei migliori giocatori Olandesi di sempre.
I suoi lanci con l’esterno del piede sinistro sono pura poesia!
Nel 1972 potrebbe trasferirsi in Francia, all’Olympique Marsiglia, dove avrebbe guadagnato 10 volte più di quanto gli garantisse il Feyenoord. Mette ai voti la decisione con la famiglia. Votano lui, la moglie e i due figli. L’esito del voto è un pareggio. “Aspettiamo che si pronunci il cane” dice, “se abbaia rimaniamo a Rotterdam.” Il cane abbaiò.
“Tutti parlano dell’Ajax, ovviamente, ma loro avevano soprattutto le individualità, noi (il Feyenoord) eravamo già un collettivo. Il merito vero della nascita del ‘calcio Olandese’ non è degli Olandesi in senso stretto, ma di Ernst Happel, il nostro coach di allora.
Michels non aveva alcuna responsabilità nel gioco dell’Olanda, eravamo noi giocatori a decidere, praticamente improvvisammo sempre, continuamente. Non era calcolo né preparazioni particolari, era un momento magico di un gruppo nato per caso, sedimentato con una colla mai più rinvenuta in natura, né mai prodotta in laboratorio.”
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