Murzyn in polacco significa negro. Mi chiamano così perché sono terribilmente bianco. Il giornalista polacco Gregorz Stànok, che scrive per lo ‘Sport’ di Katowice dice: “Al tempo in cui Deyna era l’indiscusso campione della Polonia, si dice che Boniek sia il quinto giocatore polacco. Perché primo viene Deyna, secondo è Deyna, terzo sempre Deyna, quarto naturalmente Deyna e solo quinto Boniek.”
Non mi considero molto speciale.
Voglio dire che non sono un giocatore che ha una tecnica particolare. Io gioco per il collettivo, non sono un individualista, sono un giocatore utile, ecco. Sono rapido, questa forse à la mia dote. E tiro con tutti e due i piedi. E non ho bisogno di lavorare molto per essere in forma. Ho giocato col nove da ragazzino. Rimango affezionato a un indumento che ho messo proprio il giorno in cui mi è capitato di vincere una partita importante. Se sono andato allo stadio col parapioggia perché pioveva e poi ho fatto una grande partita e ho vinto, non ho vergogna a ritornare allo stadio con lo stesso parapioggia per la partita seguente anche se è una giornata di sole. Il numero nove è un bel numero. Mi piacerebbe molto averlo alla Juve. Ora lo ha Rossi? Gli chiederò se per lui è importante quanto lo è per me. Ho giocato numero quindici in nazionale contro la Germania, l’Argentina e la Tunisia. Non era un bel numero e non sono state buone partite. Potrei giocare col dieci nella Juve? Preferirei il nove. Lo dirò a Rossi.
- Torino, stadio Comunale, 16 gennaio 1985. Zbigniew Boniek, esulta dopo uno dei suoi due gol con cui i bianconeri superarono il Liverpool (2-0) e si aggiudicarono la Supercoppa UEFA 1984 - via Wikipedia