Nuit de Séville
Siviglia. 8 luglio del 1982. Stiamo partendo io e i miei compagni della Francia per raggiungere con il pullman lo stadio Ramón Sánchez Pizjuán dove fra poche ore affronteremo la Germania Ovest nella semifinale della Coppa del Mondo del 1982 in Spagna. I mangiaspaghetti hanno vinto la loro di semifinale contro la Polonia. Adesso tocca a noi.
Sapevo già che non sarei partito titolare.
Ore 21.00. Entriamo in campo. Mi dirigo verso la panchina. La prima cosa che noto, e come non notarlo, è che il nostro Jean-Luc Ettori ha la stessa maglia di Toni! Rossa! Ma lui non gioca sempre con la maglia blu?
Ad un certo punto Michel Hidalgo, il mister, mi chiama e mi dice di iniziare il riscaldamento. Tra poco toccherà a me. Ero sulla linea laterale e avevo già notato che Toni era piuttosto aggressivo quel giorno. Aveva addirittura fatto finta di calciare il pallone contro i nostri tifosi dietro di lui!
Al 52’ entro in campo al posto di Genghini. In campo ci sono rimasto solo pochi minuti. Quando è successo. Io scatto. Platini già lo sa e lancia la palla come solo lui sa fare. Un lancio perfetto è dire poco. Sono lanciato a tutta velocità verso l’area di rigore dei tedeschi dell’Ovest. Non mi tengono. Toni è in uscita. Un pallonetto. Gli faccio un pallonet… Boom.
Mi sono svegliato in ospedale. Ho perso due denti. Ho tre costole incrinate e due vertebre fratturate.
L’Equipe titola il giorno seguente Tony Schumacher, Beruf Unmensch “Toni Schumacher, mostro professionista”.
Ho ricevuto una chiamata non molto tempo dopo da qualcuno molto vicino a Toni, voleva incontrarmi. Mi è stato detto che le cose erano state molto spiacevoli per lui e la sua famiglia. Volevo incontrarlo per vedere se potevo calmare la situazione. Ci siamo incontrati e abbiamo parlato di come ci siamo sentiti. Per me è finita lì. Non ricordo se si è scusato, non ne sono sicuro, ma di certo averne parlato ha fatto bene a tutti e due. Una cosa la so. Toni è uno che vuole vincere a tutti i costi e quella sera è andato un po’ oltre.
Tutto è dimenticato. L’ho perdonato. E’ un gioco il calcio e queste cose possono succedere. Certo da allora non ho mai più rivisto quella semifinale e mai lo farò. Di certo mi è rimasto il mal di testa e a volte riesco a percepire quando il tempo sta per cambiare.
Così il primo match della storia dei Mondiali di calcio deciso ai rigori, una delle più belle partite di sempre della Coppa del Mondo, verrà ricordato per sempre per il fatto che a momenti Toni mi ammazza!